La notte del grande allarme: 400 profili in pochi minuti per spingere l’impeachment
Le ore al Quirinale dopo la «minaccia» di Di Maio
Èla notte tra il 27 e il 28 maggio 2018. Quella che segue il no del presidente della Repubblica alla designazione di Paolo Savona nel ruolo di ministro dell’economia per il governo gialloverde destinato a nascere qualche giorno dopo, il primo giugno. Quella in cui il leader dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, proprio a causa del rifiuto pronunciato dal Colle, annuncia l’intenzione di avviare la procedura di impeachment contro il capo dello Stato.
Alle due del mattino, improvvisamente, si registra su Twitter un’attività assolutamente anomala: in pochissimi minuti si registrano circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili a un’unica origine. Profili dai quali partono subito migliaia di messaggi — con ogni evidenza già pronti — in un attacco moltiplicato con lo stesso obiettivo: Sergio Mattarella. Al quale, tra varie volgarità, si intima di «dimettersi».
Al Quirinale scatta l’allarme. Grazie al lavoro della polizia postale si stabilisce che la fonte di tutto è una sola. Ma il monitoraggio sulla rete, per quanto stretto e attento, non consente comunque di trovare l’anello di congiunzione tra la galassia dei social network e una precisa cabina di regia. Si sa che, con alta probabilità, dovrebbe esser stata creata all’estero, anche se nessuno è in grado di dire se c’entrino gli operatori russi impegnati in azioni di disturbo nella campagna elettorale americana. A Mosca e dintorni, del resto, ci sono le cosiddetta «fabbriche dei troll» (espressione gergale per definire i falsi utenti che manovrano l’informazione) di cui ha parlato già ieri il Corriere in un approfondimento sul lavoro del procuratore speciale Robert Mueller nel caso Russiagate. E tra le novità che stanno trapelando dall’inchiesta ci sono ripetuti interventi negli ultimi anni anche sulla politica italiana.
Lo staff di Mattarella non ha dunque elementi per addebitare specificamente a qualcuno la paternità di quel massiccio tentativo di interferenza. Tuttavia il dossier messo insieme quella notte si somma ad altri fascicoli di analogo «interesse sensibile» e noti da almeno un paio d’anni. Per esempio quello, gonfio di pagine, di «Byoblu», canale d’informazione alternativa (così si autodefinisce) e ultrasovranista gestito dal blogger Claudio Messora, ex capo della comunicazione dei Cinque Stelle, cacciato dal movimento nel 2014. Oppure quello che raccoglie parecchi contenuti della televisione «Russia Today» (della quale era ospite fisso Marcello Foa, appena bocciato in Commissione di vigilanza nella rincorsa al vertice della Rai), pure di area sovranista e filopopulista, che ha veicolato contenuti e attacchi contro le nostre istituzioni assai simili a quelli messi simultaneamente in rete nella notte tra il 27 e il 28 maggio.
È vero: contro questa spazzatura, persino peggiore delle fake news, al Quirinale si sono sentiti compensati dai messaggi dei 400 mila italiani (cittadini in carne e ossa, verificati) che espressero la loro solidarietà a Mattarella in occasione dell’annunciata, e frettolosamente ritirata, domanda d’impeachment di Luigi Di Maio.
Certi pericoli dell’universo online comunque rimangono. E il capo dello Stato ne ha fatto oggetto di diverse riflessioni pubbliche. Per lui, se è vero che la rete è un utile e sterminato giacimento culturale a disposizione di tutti, è altrettanto vero che offre a qualcuno la maniera di inoculare veleni e tossine, rancori politici e odio etnico dai quali le nuove generazioni devono ancora imparare a difendersi.
La polizia postale
Alle due di notte si registra un’attività anomala su Twitter e si attiva la polizia postale
La solidarietà
Al Quirinale in quelle ore giungono anche centinaia di migliaia di messaggi di sostegno