Corriere della Sera

«Nessuna gioia È come ripartire dal dolore del ’99»

- di Paolo Di Stefano

Isabella Guarino in questi giorni si trova al Lido di Noto, nella stessa casa bianca sul mare in cui si trovava lunedì 16 agosto 1999. Quel pomeriggio, due carabinier­i suonarono al cancello, andò ad aprire suo marito, Corrado Scieri: «Lei è il papà di Emanuele? Suo figlio è morto», gli dissero. «Morto?». «Morto». Da allora sono passati lunghi anni di disperazio­ne e di battaglia. Intanto, anche papà Scieri se n’è andato, nel 2011, e Isabella, ex insegnante di inglese, ha continuato a combattere con il figlio maggiore, Francesco, e con i tanti amici di Lele che chiedevano giustizia. Si può solo immaginare come abbia reagito, mercoledì sera, la signora Guarino quando ha saputo al telefono che l’indagine della magistratu­ra aveva finalmente portato a un arresto. Gioia? «Gioia è troppo, perché il dolore è sempre dolore, piuttosto uno stato d’animo strano: finalmente fiduciosa, ma mi sento anche distrutta a dover rivivere tutto il dramma, che è stato terribile, una ferita nell’animo». È tornata la fiducia nella giustizia? «Non l’ho mai del tutto perduta, specialmen­te da quando è partita l’inchiesta parlamenta­re, che ha veramente scavato per la prima volta dove non aveva scavato nessuno. Dunque se c’è una vittoria, in questa storia, è vittoria della politica e della giustizia insieme». Adesso le è più chiaro quel che è successo? «Probabilme­nte Corrado aveva ragione: diceva che forse Emanuele non volevano proprio ucciderlo ma che poi l’hanno lasciato morire vigliaccam­ente, senza soccorrerl­o. Le cose si stanno illuminand­o e si capisce che la causa di tutto è il contesto violento della caserma Gamerra». Francesco è medico a Milano. Ieri ha lavorato tutto il giorno in ospedale mentre il telefono non smetteva di squillare: «Stravolto — dice — sono stravolto, per me la notizia è stata un bomba, non me l’aspettavo proprio. Con gli amici di Lele abbiamo spulciato tutti gli atti parlamenta­ri, ma molti passaggi erano rimasti secretati... Ora ritorniamo all’inizio, è come ripartire dal dolore dell’agosto 1999. Anzi, si parte da dove si sarebbe dovuto partire allora: dopo tanti anni non credevo più che si arrivasse alla verità, adesso ci credo». Prima o poi lo dirà anche alle sue due figlie, che non hanno ancora l’età per capire. Sta per raggiunger­le per le vacanze al Lido di Noto, dove Emanuele ha passato qui gli ultimi giorni in famiglia.

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