Daisy ferita da tre diciannovenni «Il lancio di uova? Visto in un film»
Torino, tra gli identificati il figlio di un consigliere pd. «Il razzismo non c’entra»
Tre ragazzi di buona famiglia, diciannovenni annoiati in attesa di partire per la vacanze. È l’identikit dei componenti della «banda dell’uovo», identificati ieri mattina dai carabinieri di Moncalieri. Sono loro che hanno ferito Daisy Osakue, la 22enne discobola della nazionale azzurra di atletica colpita a un occhio dal lancio di un uovo da un’auto in corsa. Daisy rischia di non partecipare ai prossimi Campionati Europei, mentre i tre «lanciatori» sono andati al mare in Liguria.
Federico De Pascali, Matteo Piovano, 19 anni, e Fabio Mantalbetti, diciottenne, sono amici per la pelle, hanno frequentato lo stesso istituto alberghiero in provincia di Torino e da due mesi hanno trovato un modo singolare di trascorrere le loro serate: lanciare uova fresche dal finestrino dell’auto contro ignari passanti. Scelti a caso, senza premeditazione. Nessuna matrice razzista, ma solo la voglia di sconfiggere la noia e la tensione di un’estate importante, quella dell’esame di maturità. Almeno per Federico e Matteo, mentre Fabio l’esame dovrà sostenerlo l’anno prossimo.
Hanno cominciato alla fine di giugno, tirando un uovo addosso a un pensionato e non si sono più fermati: «Lo avevamo visto in un film e avevamo sentito che c’erano stati altri casi anche qui a Torino. Abbiamo provato anche noi, ma non volevamo fare del male a nessuno». Nella caserma dei carabinieri di Moncalieri i tre ragazzi «più ricercati d’italia» sembrano pulcini spaventati. Gli investigatori del nucleo operativo, coordinati dal pm Patrizia Caputo, li hanno rintracciati dopo aver esaminato decine di telecamere di videosorveglianza. Mezz’ora dopo l’aggressione a Daisy hanno colpito anche davanti a una panetteria di Moncalieri e la videocamera ha finalmente inquadrato il Doblò, intestato al padre di Federico. Per identificarli, però, è stato necessario arrivare fino a Cambiano, dove gli occhi elettronici di un impianto «Vista Red» hanno immortalato il numero di targa. Dopo l’ultimo lancio, infatti, i tre ragazzi sono andati a trovare un’amica a Chieri, senza nemmeno pulire le tracce di uovo sulla fiancata. Poi la vacanza al mare, ma lunedì sono venuti a sapere che Daisy era finita in ospedale con una ferita alla cornea: «Sono tornati subito indietro, si sarebbero voluti costituire, ma i carabinieri sono arrivati prima — spiega Roberto De Pascali, padre di Federico, consigliere comunale del Pd ed ex candidato sindaco di Vinovo —. Mi è crollato il mondo addosso. Ho cercato di dare a mio figlio la migliore educazione possibile e mi chiedo dove ho sbagliato. Pagherà per quello che ha fatto e spero che altri ragazzi possano imparare dai suoi sbagli». I tre «lanciatori» vorrebbero incontrare Daisy e le altre vittime: «Non c’era nessun movente razzista, ma mi rendo conto che forse adesso è troppo presto — continua De Pascali —. Vedremo insieme come fare».
I carabinieri accusano la banda dell’uovo di almeno 7 episodi, mentre per l’avvocato Alessandro Marampon sarebbero «solo» 4: «I miei assistiti sono ragazzi normali. Né loro, né i genitori hanno mai avuto problemi con la giustizia. Ora sperano che Daisy non abbia conseguenze, né fisiche né professionali, a causa del loro gesto». Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro dell’interno Matteo Salvini: «Se verrà dimostrato che il razzismo non c’entra niente e che addirittura il primo di questi cretini è il figlio di un consigliere comunale del Pd, c’è qualcuno che deve chiedere scusa e fare silenzio per il prossimo mese».
La polemica
Il ministro Salvini: se la xenofobia non c’entra, ora qualcuno deve chiedere scusa