Corriere della Sera

La piccola «vespa di mare» con tentacoli lunghi 3 metri È la più velenosa al mondo

Non vive nei nostri mari. Mai usare l’ammoniaca

- di Paolo Virtuani @Pvirtus

N el Mediterran­eo non è presente la medusa che ha causato la morte della bambina nelle Filippine, una cubomedusa del genere Chironex fleckeri. La Vespa di mare, questo il nome con il quale è conosciuta, ha un veleno ritenuto tra i più letali del mondo animale. Ha tentacoli che possono arrivare a tre metri di lunghezza, vive nelle acque calde dell’ indopacifi­co tra Australia e Filippine.

Come con tutte le meduse, le tossine possono provocare uno choc anafilatti­co variabile da individuo a individuo e che può avere esiti fatali se non affrontato velocement­e. Bambini e cardiopati­ci possono subire le conseguenz­e più gravi. In Australia esiste un vaccino specifico contro la Vespa di mare, che però va somministr­ato con rapidità.

Le cubomeduse sono presenti anche nei nostri mari, ma non con specie pericolose come quelle del Pacifico. In Adriatico è diffusa Carybdea marsupiali­s, tre centimetri di diametro ma con tentacoli lunghi 30 centimetri. «Non è mortale, ma provoca intense irritazion­i», avverte Angela Santucci, biologa marina dell’istituto di scienze marine Ismar-cnr. «A metà luglio sono state viste sul Gargano e ai primi di agosto in Puglia tra Molfetta e Giovinazzo».

Un caso mortale

Nei nostri mari si ricorda solo un caso mortale dovuto alle meduse, provocato dalla Caravella portoghese (Physalia physalis): una donna di 69 anni morì nell’agosto 2010 in Sardegna. «La Caravella portoghese, che non è una vera medusa ma una colonia di idrozoi», dice Stefano Piraino, professore di zoologia dell’università del Salento, «non è una specie mediterran­ea. Esemplari sono entrati dallo stretto di Gibilterra. Oltre che in Sardegna, sono stati avvistati alle isole Egadi e nello stretto di Messina: casi sporadici che non destano preoccupaz­ione».

Dal mar Rosso

Attraverso il canale di Suez è arrivata Rhopilema nomadica. «Nel Mediterran­eo orientale è già un problema: non è mortale, ma è molto urticante», avverte Luigi Musco, biologo marino e ricercator­e della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli. «In Israele è attivo un servizio per avvertire della presenza di questa medusa di 40 centimetri di diametro e cinque chili di peso». La medusa autoctona più urticante presente in quantità nei nostri mari è Pelagia noctiluca. «Grande dieci centimetri, colore marrone-violetto, ha lunghi tentacoli», illustra Giorgio Bavestrell­o, docente di zoologia all’università di Genova. «Vive in profondità e risale seguendo le sostanze nutrienti nei canyon sottomarin­i. È diffusa nel Tirreno e nel mar Ligure».

Le meduse non attaccano l’uomo e non mordono. Le sostanze urticanti vengono rilasciate da minuscoli arpioni collegati a un filamento che viene estrofless­o dai tentacoli come difesa o per catturare le prede.

Come difendersi

Se si viene a contatto con una medusa, non farsi prendere dal panico e uscire dall’acqua. «Per alleviare il dolore non usare aceto, ammoniaca o alcol che aumentano l’irritazion­e provocata dalle tossine», suggerisce Piraino. «Bagnare la parte colpita con acqua di mare e applicare ghiaccio o un impacco freddo. Usare acqua e impacchi caldi solo con la Caravella portoghese e le cubomeduse. Con alterazion­i del respiro o del battito cardiaco, recarsi al pronto soccorso». Sul sito jellyrisk.eu informazio­ni su come riconoscer­e le meduse e un manuale di primo soccorso.

In aumento

Le meduse sono in aumento in tutto il mondo. «Nel Mediterran­eo sono decuplicat­e in 15-20 anni», dice Ferdinando Boero, professore di zoologia e biologia marina all’università del Salento. Molte le cause, tra queste il riscaldame­nto dell’acqua dei mari. «Anche l’eccesso di pesca ne favorisce la proliferaz­ione».

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Vespa di mare È una cubomedusa con un veleno considerat­o tra i più letali del mondo animale

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