Big Data e realtà aumentata: la Normale di Pisa come «Avatar»
Il direttore Barone spiega il progetto: dagli scavi archeologici a Marte, i ricercatori immersi in ambienti virtuali
E se l’universo fosse una grande simulazione? Da sempre filosofi e scienziati s’interrogano sul grande mistero della percezione della realtà. Mai come oggi, la possibilità di costruire con l’alta tecnologia infiniti mondi, può dimostrarci se ciò che viviamo è soltanto un sogno oppure tutto ciò che è razionale è reale. Non è un trattato di filosofia ma è il presupposto di «Pandora», uno dei progetti più ambiziosi della Scuola Normale Superiore di Pisa.
I ricercatori stanno unendo il know how di laboratori all’avanguardia come quelli dedicati alla spettroscopia (la scienza che studia sistemi complessi con la luce) e al calcolo, ai Big Data e a Dreamslab, un centro di realtà virtuale, «capace di trasformare tutti i dati ricevuti ed elaborati in una rappresentazione virtuale nella quale gli scienziati possono entrare come in un mondo reale», spiega Vicenzo Barone, direttore della Normale.
Non è un caso che Pandora abbia lo stesso nome del mondo virtuale preconizzato dal celebre film fantascientifico di James Cameron, Avatar. La full immersion nell’artificiale ha un obiettivo ambiziosissimo: «Superare il dualismo tra razionalismo ed empirismo». Dimostrando con la realtà virtuale, per esempio, se c’è vita su Marte, ricostruendo quelle zone aliene dove si ipotizza la presenza di acqua e consentendo agli scienziati di esplorarle come se si fosse realmente atterrati sul Pianeta Rosso.
Non solo. «Da una pietra di uno scavo archeologico — continua il professor Barone — Pandora ricostruirà templi e città e, elaborando dati storici, chimici, morfologici e mettendo a confronto le varie teorie storiche, consentirà a studiosi e archeologi di esplorare luoghi arcaici per cercare La scheda
● Pandora è il nome del progetto della Normale di Pisa che innova il modo di fare ricerca
● Si propone di applicare l’uso di Big Data e realtà virtuale dentro laboratori come spettroscopia e calcolo altri segreti all’interno di questa esperienza simulata».
Pandora si annuncia dunque come una sfida suggestiva e molto ambiziosa. «Si è già partiti con l’archeologia ricostruendo il sito dell’agorà di Segesta — spiega ancora il direttore della Normale e ispiratore del progetto —. Poi passeremo a ingegneria, astronomia, matematica e a tutte le discipline possibili». E chissà se un giorno Pandora verrà ricordato come un progetto capace di aprire nuove strade alla ricerca.