Fognini, Messico nuvole e treccine: Del Potro kappaò
Se l’abito non fa il monaco, l’acconciatura non fa il campione. E quindi sorvoliamo sulla goliardata (pegno per una scommessa persa) e raccontiamo l’ultima impresa di Fabio Fognini, uscito trionfatore nella notte scorsa dal duello in finale a Los Cabos, Messico, con Juan Martin Del Potro. 6-4, 6-2 in poco più di un’ora condita dalle polpette avvelenate che solo l’educatissimo braccino del Fogna sa cucinare. Che gli vuoi dire, a questo giro? Ottavo titolo in carriera (un Atp 250, come tutti gli altri tranne Amburgo 2013), il terzo della stagione (dopo San Paolo e Bastad), il primo sul cemento («Era uno dei miei obiettivi») e per di più contro un top-player: appannato o meno (senza dritto, fatti suoi), Del Potro è lo sfolgorante numero 4 della classifica dominata da Rafa Nadal, che dopo la semifinale a Wimbledon torna oggi sul veloce di Toronto (italiani in tabellone: Fognini e Cecchinato). Una piccola e non banale impresa, insomma, considerato che l’ultimo italiano a battere un top-5 in finale era stato Camporese a Rotterdam con Lendl (1991) e a vincere un titolo sul cemento outdoor Sanguinetti a Delray Beach (2002). Da numero 14 del ranking, Fognini può guardare al cemento canadese e americano con fiducia: non ha grossi risultati da difendere, soprattutto a quel nefasto Open Usa da cui nel 2017 fu espulso per insulti sessisti.