L’italia ai mercati: «Stabilità e debito ridotto»
Nel ministero il timore per i maggiori interessi sul debito
Un messaggio chiaro, rassicurante, ai mercati. Con una nota inconsueta, prima dell’apertura della Borsa, Palazzo Chigi fa sapere che il presidente del Consiglio, i due vicepremier, il ministro dell’economia, i titolari degli indirizzi di politica economica, coloro che avranno voce in capitolo nella scrittura della manovra di autunno hanno concordato alcune linee di non ritorno, e la prima riguarda il debito pubblico italiano. Un messaggio concordato con il Colle.
ROMA «Bisogna mandare un messaggio chiaro, rassicurante, ai mercati». E così è stato. Con una nota inconsueta, prima dell’apertura della Borsa, Palazzo Chigi fa sapere che il presidente del Consiglio, i due vicepremier, il ministro dell’economia, dunque i titolari degli indirizzi di politica economica, coloro che avranno voce in capitolo nella scrittura della manovra di autunno, hanno concordato alcune linee di non ritorno, e la prima riguarda il debito pubblico italiano, che nonostante promesse e programmi politici, resta in cima alle preoccupazioni dei vertici istituzionali del Paese.
Sembra che l’esigenza di un messaggio di questo tipo sia stata anche il frutto di una triangolazione fra Palazzo Chigi, ministero dell’economia e Quirinale: sia il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sia il premier Giuseppe Conte, sia soprattutto il capo del Mef Giovanni Tria, hanno raccolto nelle ultime settimane segnali sufficienti, interni ed esterni ai confini politici ed economici del Paese, per avvertire la necessità di piantare una bandiera rossa.
Troppo in questi mesi è salito lo spread, siamo al record da quando si è insediato questo governo. Troppo si sta scherzando, almeno nel dibattito politico, con la voglia dei mercati di punire, se così può dirsi, un Paese come l’italia, che è da sempre sul confine di una ripresa che non arriva come la vorrebbero gli investitori. In più si è aggiunta la crisi monetaria in Turchia, che rischia di avere effetti del contagio non indifferenti, anche sull’area dell’euro, e in primo luogo sul nostro Paese, che ha esposizioni bancarie non di poco conto nell’economia del Paese di Erdogan.
Tanto il messaggio è stato voluto, dettato e confezionato da queste esigenze, chiamiamole istituzionali prima che politiche, che anche il formato è apparso immediatamente inedito: una telefonata, una sorta di conference call del giorno prima, che fra l’altro non ha trovato conferme ufficiali di partecipazione, per dire così, complete. Matteo Salvini, per esempio, a chi gliel’ha chiesto, ha risposto che lui ne sapeva poco o nulla. E del resto non è la prima volta: accadde anche nei giorni in cui si dovevano rinnovare i vertici di Cassa Depostiti e prestiti; i vertici venivano convocati e sconvocati a Palazzo Chigi, comunicati e riempiti di contenuti, ma poi affiorava anche qualche distonia nella formazione presunta dei partecipanti. Ma poco importa in questo momento: fa stato la nota diffusa alle agenzie di stampa di prima mattina dagli uffici del governo.
Di sicuro al momento è il ministro Tria il più preoccupato: pagare maggiori interessi sul debito pubblico, come sta già accadendo, significa avere meno risorse per la Finanziaria; restare su una curva di allarme crescente per la situazione di scarsa crescita per l’italia comporta scenari tutti molto problematici: 100 punti di spread in più rispetto all’anno precedente, se costanti in 12 mesi, significano 4 miliardi di euro di maggiori interessi sui titoli emessi, sia a lunga che a breve scadenza.
Insomma se la manovra di autunno dovrà effettivamente essere di crescita, ricevere un apprezzamento dai mercati finanziari e consentire realmente al rapporto debito pil di continuare a scendere, seppur di poco, dovrà contenere delle certezze proprio sui titoli italiani che sono collocati in giro per il mondo. Come poi questo si coniugherà con le promesse finora formulate, dalla riforma delle pensioni ad un inizio di flat tax, dal reddito di cittadinanza alla pace fiscale, è un interrogativo che al momento resta senza risposta. Ma intanto il governo italiano fa sapere che la cornice di tutto sarà il debito pubblico, e non è poco.
Gli equilibri
L’idea che per favorire una manovra di crescita serviranno anche certezze sui titoli di Stato