Ecco la flat tax delle imprese
Nella proposta di legge della Lega aliquota di 5% per startup, giovani sotto i 35 anni e over 55
Aliquota al 15% per le partite Iva e per le imprese fino a 100 mila euro di ricavi all’anno, mentre il tasso scende al 5% per le startup e le persone con meno di 35 anni o over 55: questa la proposta di legge, presentata alla Camera dalla Lega, della flat tax per professionisti, startup e piccoli imprenditori.
Primo assaggio di flat tax, con aliquota al 15% per le partite Iva e per le imprese fino a 100 mila euro di ricavi all’anno, mentre il tasso scende al 5% per le startup e le persone con meno di 35 anni od over 55 anni. Il nuovo regime forfettario, che sostituirà Irpef, addizionali e Irap, oltre a prevedere una serie di semplificazioni, costerà 3,5 miliardi e coinvolgerà, secondo le stime della Lega, «un numero di professionisti tra i 500.000 e i 550.000». È questa la proposta di legge, presentata alla Camera, dal capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari, primo firmatario, e sottoscritta dal capogruppo del M5S, Francesco D’uva e anticipata dall’ansa.
La «mini flat tax» è l’estensione del regime forfettario introdotto nel 2015 per le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni che si applica a fatturati tra i 25mila e i 50 mila euro. Ora invece l’aliquota unica al 15% varrà per chi abbia «conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori ad euro 100.000», si legge nella proposta. Per beneficiarne, però, non dovranno però aver sostenuto spese per più di 15 mila euro lordi (erano 5 mila) o avere beni strumentali dal costo superiore a 40 mila euro (erano 20mila). Alle startup invece sarà applicata per 4o anni un’aliquota «piatta» al 5%, che varrà anche per «persone fisiche al di sotto dei 35 o al di sopra dei 55 anni per 5 periodi d’imposta successivi». Anche se bisognerà capire quali saranno i criteri.
Se la revisione delle aliquote Irpef dovrebbe arrivare nel 2019, la proposta rappresenta un primo tassello della rivoluzione fiscale promessa in campagna elettorale. Oltre a essere «il primo passo verso la flat tax», sostiene Molinari, la misura «farà emergere il nero», perché non solo mette più soldi in tasca, ma «abbatte la burocrazia». Le semplificazioni? Chi beneficerà del regime forfettario sarà infatti esentato dallo spesometro e dalla fatturazione elettronica. Inoltre non si vedrà applicata l’iva («nessuna dichiarazione o adempimento o versamento Iva») e non sarà assoggettato a studi di settore o indici sintetici di affidabilità.
La copertura, si legge nella proposta di legge parlamentare, è assicurata dalla «riduzione dell’1% di tutte le dotazioni finanziarie di parte corrente del bilancio dello Stato, fatta eccezione per le spese per oneri inderogabili, ad eccezione delle spese relative alle missioni: diritti sociali, politiche sociali e famiglia; politiche per il lavoro, tutela della salute, difesa e sicurezza». L’intenzione sarebbe quella di inserire la «mini flat tax» nella manovra, ma non è scontato che Lega e Cinque Stelle riescano a recuperare i 3,5 miliardi necessari, convincendo il ministro dell’economia, Giovanni Tria. Da qui la scelta di tentare anche la strada parlamentare come alternativa di riserva. Con l’obiettivo leghista di far arrivare il testo in commissione Bilancio a settembre.
Se la flat tax è uno dei cavalli di battaglia di Forza Italia, è Mara Carfagna, vicepresidente di FI alla Camera, a commentare a caldo il progetto della maggioranza. «Finalmente la Lega presenta una proposta di centrodestra. Peccato che gli stessi che ora ripropongono questa misura abbiano bocciato la nostra: se fosse stata approvata, oggi le partite Iva avrebbero già il regime forfettario fino a 50 mila euro. Valuteremo coperture e dettagli, ma quando si tratta di ridurre le tasse, noi ci siamo», ha scritto su Facebook.