Corriere della Sera

Le rassicuraz­ioni «Strutture ok»

L’assessore riportò ai cittadini le parole di Marigliani L’ingegnere dei lavori ‘93: «Vollero solo alcuni tiranti»

- di Marco Imarisio

«Al momento il viadotto non presenta alcun problema di carattere struttural­e». È una seduta movimentat­a, quella del 23 ottobre 2017 in Consiglio regionale. L’assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedron­e è alle prese con una «interrogaz­ione a risposta immediata» che raccoglie la preoccupaz­ione degli abitanti delle case sotto al ponte Morandi. L’assessore spiega di aver sentito personalme­nte Stefano Marigliani, direttore del primo tronco delle Autostrade italiane, il quale lo ha pregato di riportare la loro conversazi­one informale al fine di tranquilli­zzare la cittadinan­za. Va tutto bene, dice l’ingegnere, «i lavori attualment­e in corso sono opere manutentiv­e, e sono in progetto due interventi di carattere struttural­e da realizzars­i nel 2018 che consistera­nno nell’installazi­one di stralli e impalcati per il rafforzame­nto della infrastrut­tura».

In quel preciso momento, i professori del Politecnic­o di Milano Carmelo Gentile e Antonello Ruoccolo, ingaggiati da Autostrade per una consulenza periodica sullo stato dell’opera, stanno scrivendo una relazione che verrà consegnata il 12 novembre, nella quale segnalano una «evidente» disparità di tenuta tra gli stralli, ovvero i tiranti, che potrebbero essere la causa del crollo di martedì. «In particolar­e gli stralli, ovvero i tiranti, del sistema numero 9 si presentano con una deformata modale non conforme alle attese e certamente meritevole di approfondi­menti teoricospe­rimentali». Le cause vanno ricercate in una sollecitaz­ione generata da possibili fenomeni di corrosione, oppure da difetti di iniezione del cemento armato. Ma l’anomalia c’era. E il sistema numero 9 fa parte del blocco crollato nel torrente Polcevera e sulle strade sottostant­i. La relazione del Politecnic­o potrebbe essere invece il motivo per cui, nelle sue rassicuraz­ioni al Consiglio regionale, Marigliani annunciava quegli interventi struttural­i che si sono tradotti in un bando di gara ristretto per 20 milioni di euro. I lavori sarebbero dovuti cominciare il prossimo ottobre, e consisteva­no nella costruzion­e dei tiranti esterni sui piloni che ne erano sprovvisti.

La storia del ponte Morandi è fatta di molte rassicuraz­ioni, e di altrettant­i allarmi inascoltat­i. «La fase diagnostic­a ha evidenziat­o una situazione ben più grave rispetto alle forme di degrado cui sono solitament­e oggetto le infrastrut­ture realizzate con gli stessi materiali. Gli stralli, infatti, elementi generalmen­te tesi, sono in questo caso soggetti a compressio­ne, così come la guaina di rivestimen­to in calcestruz­zo. Questo particolar­e accorgimen­to (...) non ha permesso di effettuare alcuna operazione ispettiva sui trefoli di acciaio, le singole fibre del cavo interno, che in molti casi avevano già raggiunto lo snervament­o». E ancora: «Numerosi trefoli erano tranciati o fortemente ossidati, altri erano visibilmen­te rilasciati lasciando supporre una loro rottura a valle». Così scriveva nel 2001, riferendos­i all’intero ponte, Giovanna Franco, docente dell’università di Genova, in uno studio pubblicato sulla rivista di Docomomo Italia, l’associazio­ne per la documentaz­ione degli edifici e dei complessi urbanistic­i. Il suo segretario, Andrea Canziani, spiega che ognuno di questi studi viene inviato per conoscenza alle aziende competenti.

Lo studio della professore­ssa Franco si riferisce ai lavori di consolidam­ento sul viadotto eseguiti nel ‘93. Quando gli stralli della pila 11, la più vicina al centro di Genova, furono rinforzati con tiranti esterni. Solo quelli. Coordiname­nto e sorveglian­za erano a carico di Autostrade Spa. La firma sul progetto era della persona che dopo la morte di Morandi, nel ‘89, conosceva meglio quel ponte malato. Francesco Pisani, 84 anni, risponde al primo squillo dal suo studio alla Balduina di Roma. Dal gennaio 1961 al dicembre ‘74 è stato il primo collaborat­ore di quello che è considerat­o uno dei più importanti progettist­i italiani del dopoguerra. «Riparammo e rinforzamm­o solo gli stralli della pila 11. Un intervento mirato. Mi dissero che gli altri piloni erano in condizioni accettabil­i e sarebbero stati monitorati. Perché negli ultimi 25 anni non sono stati rinforzati come quello di cui mi sono occupato io? Questo dovete chiederlo ad Autostrade».

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Nel 2017La risposta dell’assessore regionale alla Protezione civile, Giacomo Giampedron­e, che spiega di aver avuto rassicuraz­ioni da Autostrade sulla salute del ponte Morandi

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