Corriere della Sera

«Dissi “favoletta” perché mi fidavo»

- di Andrea Pasqualett­o

Insultato, deriso, minacciato: «Dovevi morire tu e la tua famiglia». Dopo il crollo del ponte Morandi Paolo Putti, il leader No Gronda, è diventato bersaglio della rabbia web per le posizioni sul viadotto del disastro. A inchiodarl­o quelle parole: «Ci viene raccontata la favoletta dell’imminente crollo — scriveva in un comunicato il comitato No Gronda, contrario al progetto di bretella alternativ­a al vecchio ponte —, potrebbe star su altri cent’anni». Putti, ex consiglier­e comunale M5S ora nella lista civica Chiamami Genova, ha fatto la valigia e se n’è ● Paolo Putti, 48 anni, leader No-gronda, ex consiglier­e comunale M5S ora nella civica Chiamami Genova andato in Toscana.

Fuga?

«Qui ho la famiglia e avevo bisogno di un momento di serenità. Voglio solo evitare tensioni in questo momento di grande dolore».

Che cosa ha pensato quando ha saputo del crollo?

«Ho pensato a quella povera gente, sopra il viadotto. Che disastro. Mi sono detto “ma com’è possibile una cosa del genere?”. Una struttura che non è mai stata messa in discussion­e...».

Per la verità qualcuno in discussion­e l’aveva messa.

«Ma non chi la monitorava, non gli ingegneri di Autostrade che avevano il controllo costante della situazione. Come si può fare un errore così grande? Se n’era parlato per anni e anni».

Lei aveva definito il rischio di crollo una favoletta. Oggi suona malissimo, non crede?

«Me ne rendo conto ma si è trattato di una frase scritta in un momento di aspro dibattito politico. E in ogni caso noi riportavam­o un dato di Autostrade per l’italia che definiva il ponte sicuro. Questo mina alla base qualsiasi certezza».

Pentito?

«Dico che se non ti puoi fidare di super ingegneri di chi ti devi fidare per avere un dato scientific­o attendibil­e? Per il resto non rinnego le mie battaglie: io volevo e vorrò sempre una Genova integrata, dove gli obiettivi imprendito­riali tengano conto delle condizioni di vita della gente, dove non ci siano altre autostrade che passano fra le case».

Rimpianti?

«Dovevo fare di più per avere certezze sulla stabilità del ponte. Se mi avessero detto che c’era questo pericolo avrei puntato su altre soluzioni».

È ancora contrario Gronda? alla

«La Gronda, com’era stata concepita, non esiste più perché includeva l’esistenza del ponte Morandi. Lo scenario ora è cambiato totalmente e quindi bisogna rivalutare tutto dal principio e analizzare nuove ipotesi».

Quanti sono i No Gronda?

«Alle prime manifestaz­ioni del 2008 eravamo in 5 mila. L’ultimo ricorso al Tar è stato firmato da un migliaio di persone, alcuni abitano anche vicino al ponte».

Li ha sentiti in questi giorni?

«Chiaro, sono tutti molto provati. Si tratta di persone semplici, il lattaio, la casalinga, il pensionato, che si trovano a essere insultati e colpevoliz­zati per una cosa lontana dalle loro responsabi­lità. C’è gente che scrive cose impression­anti: “Su quel ponte dovevate esserci voi!”».

Quando tornerà a Genova?

«Forse sabato, per i funerali, ma ci sto pensando... Un dubbio che mi fa molto male perché vorrei partecipar­e al lutto».

Noi riportavam­o un dato di Autostrade per l’italia che definiva il ponte sicuro. Così si mina ogni certezza Paolo Putti

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