Corriere della Sera

Marina e Camilla: noi tra le macerie mano nella mano

- G. Fas.

Lei dice che quella parola — miracolata — fa davvero al caso suo. «Io sono sicurament­e miracolata ma ancora di più lo è mia figlia. Qualcuno lassù ci ha aiutato» giura. Marina Guagliata ha 58 anni, ha un negozio di luminarie e martedì mattina stava andando con sua figlia Camilla, 24 anni, all’ikea, poche centinaia di metri dal ponte Morandi. Si sono fermate a curiosare fra mobili e oggetti d’antiquaria­to in un magazzino proprio sotto il ponte quando tutto è venuto giù.

«Ho perso conoscenza tante volte ma mi ricordo una sola cosa con chiarezza» racconta adesso Marina. «Ricordo l’angoscia nel sapere che Camilla era sotto le macerie. Ho visto i Vigili del fuoco venire da me e ho continuato a ripetere: salvate mia figlia, c’è mia figlia. Loro non la vedevano perché lei era sommersa e io urlavo perché volevo che la prendesser­o per prima. Urlavo di lasciar perdere me e prendere lei. Le stringevo la mano e aspettando i soccorsi sentivo la sua voce che ripeteva: mamma sto morendo. Le ho mosso un po’ delle macerie che aveva addosso...». Il racconto è interrotto dal pianto ma sul volto tumefatto di Marina ricompare il sorriso quando le chiedono: adesso come sta Camilla? «Meglio — sorride —. Ha il bacino rotto, ha le costole rotte che le hanno perforato il polmone, ha anche un braccio rotto ma non è più in pericolo di vita e questa è la sola cosa che conta».

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