Corriere della Sera

Via l’accesso ai segreti E Trump punisce l’ex capo della Cia

Revocato a Brennan il nullaosta per vedere i dossier Lui: vuole silenziare chi lo critica. Altri nel mirino

- Marilisa Palumbo

NEW YORK John Brennan era nella situation room il giorno della cattura e dell’uccisione di Osama bin Laden. Ma da mercoledì il presidente americano Donald Trump ritiene che il governo non abbia più bisogno della consulenza dell’ex direttore della Cia, e ha dunque revocato le sue «security clearances»: l’accesso alle informazio­ni riservate che gli ex capi delle agenzie di intelligen­ce conservano anche dopo la fine del loro mandato.

Con lui, fa sapere la Casa Bianca, potrebbero perderle anche altri, nomi che a scorrerli coincidono pericolosa­mente con una lista di critici del presidente: dall’ex direttore dell’fbi James Comey all’ex vice procurator­e generale Sally Yates, licenziati da Trump, fino all’ex consiglier­a per la Sicurezza nazionale di Obama, Susan Rice. Elenco al quale l’ammiraglio della Marina in pensione William H. Mcraven, che guidò i Navy Seal in Pakistan contro il leader di al Qaeda, ha chiesto di far parte. «Caro presidente — ha scritto al Washington Post — considerer­ei un onore se revocasse le mie autorizzaz­ioni così che io possa aggiungere il mio nome alla lista di donne e uomini che si sono espressi contro la sua presidenza».

Brennan in particolar­e è da mesi durissimo con Trump, e ha definito da «alto tradimento» il suo comportame­nto durante l’incontro con il leader russo Vladimir Putin a Helsinki, quando espresse dubbi sulle interferen­ze di Mosca nelle presidenzi­ali.

La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, ha giustifica­to il provvedime­nto contro Brennan con il suo comportame­nto «imprevedib­ile». Ma poche ore dopo la vera ragione l’ha fornita lo stesso Trump al Wall Street Journal: l’indagine sulle interferen­ze russe nelle presidenzi­ali è una «caccia alle streghe», Brennan e gli altri sarebbero i responsabi­li di averla guidata, quindi togliere loro accesso alle informazio­ni riservate «era qualcosa che andava fatto». Una mossa da repubblica delle banane per il senatore repubblica­no Bob Corker come per l’ex segretario di Stato dem, John Kerry.

Brennan ha affidato a un editoriale sul New York Times la sua risposta: Trump, scrive, «vuole spaventare i suoi critici fino al silenzio». L’ex capo della Cia definisce «fesserie» le dichiarazi­oni di Trump secondo il quale non c’è stata alcuna collusione con la Russia.

La collusione c’è stata eccome, sostiene, bisogna solo provare se costituisc­e una «cospirazio­ne criminale» e se c’è stata ostruzione della giustizia. Ora, sottolinea, in quello che sembra anche un allarme sulla possibilit­à che il prossimo obiettivo del presidente possa essere il procurator­e speciale, è importante che Robert Mueller possa completare il suo lavoro senza interferen­ze.

Intanto, in cima alla lista dei suoi nemici Trump torna a mettere i giornali. L’editoriale «congiunto» di oltre 300 testate per sanzionare gli attacchi del presidente contro la libera stampa ha fatto perdere le staffe a «The Donald», che in un tweet tutto maiuscolo ha scritto: «I media pieni di fake news sono il partito di opposizion­e. Gran brutta cosa per il nostro grande Paese…ma stiamo vincendo!».

L’editoriale dei 300 Giornali uniti per la libertà di espression­e Donald replica: «Siete pieni di fake news»

 ??  ?? A capo dell’agenzia L’ex direttore della Cia John Brennan, 62 anni, prima di un’udienza davanti alla Commission­e del Senato nel marzo 2013 (Foto Epa)
A capo dell’agenzia L’ex direttore della Cia John Brennan, 62 anni, prima di un’udienza davanti alla Commission­e del Senato nel marzo 2013 (Foto Epa)

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