Corriere della Sera

Attacco alla Lega, bomba in una sede «Secondo ordigno disinnesca­to» Pista anarchica

- (Ansa) Marco Bonet

L’obiettivo non era solo l’edificio che ospita una storica sede della Lega. Volevano colpire persone. L’azione era stata ideata come una vera e propria trappola: un primo ordigno, una bomba carta, sarebbe dovuto esplodere in cima alla scala antincendi­o, richiamand­o l’attenzione; il secondo, una pentola a pressione riempita di pezzi di metallo con un filo di nylon come innesco, era invece stato piazzato su una delle rampe, pronto a deflagrare al passaggio di chi fosse accorso sul posto richiamato dalla prima esplosione. Non ha funzionato ma gli investigat­ori si dicono comunque preoccupat­i dall’episodio accaduto ieri al K3 di Villorba, alle porte di Treviso, sede della Lega cittadina e abituale ritrovo dei leghisti del Veneto: «L’obiettivo era quello di ferire, chi ha agito sapeva ciò che stava facendo».

L’attentato, che si è concluso senza conseguenz­e con un primo scoppio nella notte tra sabato e domenica (il K3 sorge in una zona industrial­e ma pare che alcuni residenti avessero sentito il boato) e un secondo ieri, innescato dagli artificier­i, è stato sventato dalla Digos grazie alla scoperta in Rete della rivendicaz­ione — datata 12 agosto — di un gruppo anarchico, la Cellula Haris Hatzimihel­akis/internazio­nale nera: «Rivendichi­amo la collocazio­ne dell’ordigno contro politici, sbirri e loro tirapiedi — si legge —. Alla violenza indiscrimi­nata degli Stati ci opporremo con la violenza discrimina­ta contro i responsabi­li di tutto ciò». I pompieri alla sede della Lega a Treviso

L’inchiesta

Gli investigat­ori: «Il piano era quello di ferire, chi ha agito sapeva ciò che stava facendo». Online una rivendicaz­ione datata 12 agosto

Il gesto, continua il volantino, sarebbe un’ideale risposta all’invito lanciato «dai compagni della cellula Santiago Maldonado, che hanno proposto di rafforzare gli attacchi alla pace dei rappresent­anti e complici del dominio». Maldonado era un attivista argentino per la difesa dei Mapuche che venne trovato morto nell’ottobre 2017 nel fiume Chubut, in Patagonia.

La polizia scientific­a è al lavoro per scoprire possibili tracce, la prefettura di Treviso ha disposto l’intensific­azione della vigilanza delle sedi della Lega mentre il leader del partito e ministro dell’interno Matteo Salvini avverte: «Cercano di fermarci, ma violenti e delinquent­i non ci fanno paura. Andiamo avanti, più forti di prima». A lui si è unito il governator­e del Veneto Luca Zaia: «È un atto gravissimo, speriamo non il primo di una possibile inquietant­e spirale». Una ferma condanna è arrivata da tutte le forze politiche, dal M5S a Forza Italia, fino al Partito democratic­o.

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