Attacco alla Lega, bomba in una sede «Secondo ordigno disinnescato» Pista anarchica
L’obiettivo non era solo l’edificio che ospita una storica sede della Lega. Volevano colpire persone. L’azione era stata ideata come una vera e propria trappola: un primo ordigno, una bomba carta, sarebbe dovuto esplodere in cima alla scala antincendio, richiamando l’attenzione; il secondo, una pentola a pressione riempita di pezzi di metallo con un filo di nylon come innesco, era invece stato piazzato su una delle rampe, pronto a deflagrare al passaggio di chi fosse accorso sul posto richiamato dalla prima esplosione. Non ha funzionato ma gli investigatori si dicono comunque preoccupati dall’episodio accaduto ieri al K3 di Villorba, alle porte di Treviso, sede della Lega cittadina e abituale ritrovo dei leghisti del Veneto: «L’obiettivo era quello di ferire, chi ha agito sapeva ciò che stava facendo».
L’attentato, che si è concluso senza conseguenze con un primo scoppio nella notte tra sabato e domenica (il K3 sorge in una zona industriale ma pare che alcuni residenti avessero sentito il boato) e un secondo ieri, innescato dagli artificieri, è stato sventato dalla Digos grazie alla scoperta in Rete della rivendicazione — datata 12 agosto — di un gruppo anarchico, la Cellula Haris Hatzimihelakis/internazionale nera: «Rivendichiamo la collocazione dell’ordigno contro politici, sbirri e loro tirapiedi — si legge —. Alla violenza indiscriminata degli Stati ci opporremo con la violenza discriminata contro i responsabili di tutto ciò». I pompieri alla sede della Lega a Treviso
L’inchiesta
Gli investigatori: «Il piano era quello di ferire, chi ha agito sapeva ciò che stava facendo». Online una rivendicazione datata 12 agosto
Il gesto, continua il volantino, sarebbe un’ideale risposta all’invito lanciato «dai compagni della cellula Santiago Maldonado, che hanno proposto di rafforzare gli attacchi alla pace dei rappresentanti e complici del dominio». Maldonado era un attivista argentino per la difesa dei Mapuche che venne trovato morto nell’ottobre 2017 nel fiume Chubut, in Patagonia.
La polizia scientifica è al lavoro per scoprire possibili tracce, la prefettura di Treviso ha disposto l’intensificazione della vigilanza delle sedi della Lega mentre il leader del partito e ministro dell’interno Matteo Salvini avverte: «Cercano di fermarci, ma violenti e delinquenti non ci fanno paura. Andiamo avanti, più forti di prima». A lui si è unito il governatore del Veneto Luca Zaia: «È un atto gravissimo, speriamo non il primo di una possibile inquietante spirale». Una ferma condanna è arrivata da tutte le forze politiche, dal M5S a Forza Italia, fino al Partito democratico.