Spari dalla finestra al migrante «Qui la gente si fida poco»
Aprilia, ferito da piombino. Denunciati tre ragazzi: 2 sono minori
APRILIA (LATINA) «Se non avete un mandato, noi non vi apriamo», ha perfino provato a resistere il più grande dei tre, l’unico maggiorenne, quando i carabinieri di Aprilia hanno suonato alla porta. Un delirio di sfrontatezza che poi è proseguito: «Macché razzisti, era Ferragosto e pioveva, così per passare il tempo abbiamo deciso di provare sul terrazzino il fucile ad aria compressa appena comprato. Ci è partito un colpo...».
È partito un colpo e i tre amici di Aprilia, 16, 17 e 20 anni, sono ora indagati per lesioni aggravate. Spetterà al procuratore di Latina, Andrea De Gasperis, stabilire se sussista o meno anche la componente dell’odio razziale, visto che i piombini, forse non casualmente, hanno raggiunto al piede sinistro un cinquantunenne del Camerun, ex giardiniere dell’ambasciata di Yaoundé a Roma, con regolare permesso di soggiorno, che passeggiava tranquillo la mattina di Ferragosto.
«A un certo punto ho sentito il piede bruciare, ho visto la scarpa bucata e il sangue che usciva», ha raccontato l’uomo, che ha trovato rifugio in un bar e da lì ha chiamato poi i soccorsi: la prognosi è di cinque giorni.
Quattordici casi in due mesi, dicono fino adesso le statistiche di quest’estate italiana fatta di pallini, piombini (e un uovo) sparati da finestre o auto in corsa (sempre contro persone di colore) da italiani subito pronti a giustificarsi: «Ho mirato a un piccione», disse il quarantenne di Cassola (Vicenza) che il 26 luglio colpì dal terrazzo con la sua carabina Stoeger ad aria compressa un operaio capoverdiano su un ponteggio; «Macché razzisti, è stata solo una goliardata», hanno giurato i due tredicenni di Pistoia dopo aver centrato il 3 agosto con una scacciacani un ragazzo del Gambia.
Aprilia, però, è recidiva. Aprilia è un discorso a sé. Il 29 luglio, qui addirittura c’è scappato il morto: Hady Zaitouni, 43 anni, marocchino, dopo un inseguimento di auto andò a schiantarsi contro un muretto per sfuggire a tre italiani convinti che fosse un ladro. Due di loro ora sono indagati per omicidio preterintenzionale. «La xenofobia da noi c’è — ammette don Andres Martinez, parroco di San Pietro in Formis a Campoverde, dove massiccia è la presenza degli immigrati —. I nostri cristiani si fidano poco, qui vicino si trova la casa dove abitò Anis Amri, il terrorista autore della strage di Berlino (19 dicembre 2016, ndr). Anzi, le autorità hanno proprio detto Ultimi casi
● 2 agosto: due 13enni sparano a salve a un migrante del Gambia ospitato in una parrocchia in provincia di Pistoia
● 30 luglio: a Moncalieri (Torino) l’atleta azzurra Daisy Osakue, di origine nigeriana, viene colpita a un occhio da un uovo lanciato da un’auto da tre ventenni
● 29 luglio: ad Aprilia un marocchino ritenuto responsabile di un furto è morto per le ferite dopo essere stato inseguito e picchiato dopo un incidente in auto che ci sono da noi delle cellule dormienti...».
Ad Aprilia, per qualche anno, visse pure Ahmed Hanachi, il killer di Marsiglia (ottobre 2017). Ma la diffidenza, la xenofobia di cui parla don Andres, nasce soprattutto dalla guerra tra poveri che si è scatenata negli anni su un territorio sempre più affamato: «L’italiano diventa razzista quando gli togli il pane», chiosa Abdelmajid Chebbi, mediatore culturale tunisino. E ad Aprilia la chiusura di tante fabbriche e l’agricoltura in ginocchio hanno seminato progressivamente malcontento e rancori. Poi ci sono i furti in aumento, «gli zingari della Selciatella che rubano nelle case», racconta don Andres e così, quando a fine luglio il marocchino Hady Zaitouni andò a schiantarsi contro il muretto di Campo di Carne, sulla pagina Facebook «Sei di Aprilia se...» non fioccarono i messaggi di cordoglio. Tutt’altro. Alle amministrative di giugno, la Lega di Salvini è risultata il primo partito, ma poi è finita all’opposizione. «Aprilia non è razzista — giura il vicesindaco Lanfranco Principi —. I tre ragazzi che hanno sparato l’altro ieri, però, vanno puniti. Bisogna dare un segnale».
I giovani accusati «Macché razzisti, provavamo il fucile ad aria compressa È partito un colpo»