NELLE UNIVERSITÀ USA SONO ARRIVATI I CORSI DI «DIBATTITO CIVILE»
Parlare di politica senza rinchiudersi in una bolla, uscendo dalla propria comfort zone. Lasciarsi sfidare senza arroccarsi, o peggio aggredire. Sembra una delle imprese più complicate dei nostri tempi da urla social. Al punto che molte università americane, racconta il Wall Street Journal, hanno deciso che per insegnare a dibattere civilmente sia arrivato il momento di investire in appositi corsi. La School of Public Affairs dell’american University per esempio coordina confronti nelle classi e nei dormitori. La Wake Forest University ha pensato invece che potesse essere utile sedersi a tavola: nel corso dello scorso anno ha sperimentato delle cene-dibattito da 10-15 persone, coinvolgendo anche i genitori, in 45 città. E tanti altri campus hanno fatto partire iniziative simili. Il dibattito sul «free speech», nato proprio nei college negli anni 60 da quella che fu un’alleanza tra liberal e conservatori, è ormai degenerato in uno scontro tra provocatori di destra, impazienti di poter fare i martiri della libertà di espressione, e l’ortodossia di sinistra che governa la maggior parte delle istituzioni culturali (un professore raccontava al WSJ che alla domanda «quanti di voi hanno votato per Trump?», dall’intero collegio dei docenti si era sollevata una sola mano). Secondo un sondaggio Gallup svolto lo scorso anno tra 3 mila studenti universitari, il 61% di loro ritiene che il clima nei campus soffochi i discorsi che possano essere ritenuti offensivi (l’anno prima la percentuale era del 54%). Per i repubblicani sono i democratici a mostrarsi più chiusi, per i democratici è vero il contrario. Un ritirarsi ognuno dietro le proprie trincee che non fa ben sperare per la società di domani: non esporre ragazzi che si preparano alla vita adulta a idee differenti rischia di fare di loro una generazione di deboli, nel migliore dei casi, o di ottusi e aggressivi nel peggiore. E l’idea stessa di un apposito corso di dibattito civile, per quanto lodevole, funziona se non diventa, di nuovo, solo un libretto di istruzioni su come non ferire i sentimenti di nessuno, un altro modo di sterilizzare il dibattito.