Corriere della Sera

Gli interventi all’incontro di domani in ricordo dello statista

- Di Angelo Panebianco

In questo intervento mi spetta il compito di mettere a fuoco il concetto di popolo dal punto di vista della teoria politica e di tratteggia­re i caratteri dei movimenti politici detti populisti

Per esaminare i significat­i che assume il termine «popolo» in età democratic­a, e le strategie retoriche che ne hanno fatto e ne fanno uso, occorre distinguer­e due principali varianti: il popolo/comunità e il popolo/soggetto storico.

Nel primo significat­o, il concetto di popolo non solo è compatibil­e con la democrazia così come si è affermata in Occidente, ma, forse, è addirittur­a indispensa­bile per conferirle legittimit­à. Nel secondo significat­o, per popolo si intende un «soggetto storico» dotato di coesione, volontà e capacità di azione. Questa seconda variante, a mio giudizio, è invece incompatib­ile con la democrazia: è espression­e di una concezione antiplural­ista, ostile alla dottrina individual­ista della cittadinan­za nonché agli istituti e ai principi della rappresent­anza democratic­a. Chi adotta quella concezione, per lo più, progetta di sostituire la rappresent­anza democratic­a con un rapporto non mediato da istituzion­i fra il leader e il popolo.

Un altro tema riguarda certi caratteri comuni dei movimenti che sono stati definiti populisti (i quali, tutti, si rifanno all’idea del popolo inteso come soggetto storico), si tratti del populismo russo o dei numerosi populismi latinoamer­icani. Se si fa ricorso alle analisi degli studiosi di questi movimenti, risulta che il populismo sia una figura della politica contempora­nea

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