Zaia e gli ordigni a Treviso «Segnali inquietanti, c’è troppa tolleranza»
L’allarme dopo l’esplosione fuori dalla sede della Lega
MILANO Presidente Luca Zaia, per l’ordigno esploso all’esterno della sede della Lega a Villorba (Treviso), il procuratore parla di «terrorismo». La minaccia è così grave?
«Non sono un addetto ai lavori — risponde il governatore leghista del Veneto — mi fido di magistrati e forze dell’ordine. Siamo sicuramente in presenza di una dinamica terroristica. Chi ha agito è una mente malata, ma ha professionalità perché è stato preparato un ordigno civetta per attirare verso quello vero che avrebbe potuto fare molto male».
Di chi è la mano?
«La firma è di un gruppo di anarchici. Ma leggendo quel che scrivono non è una questione filosofica o ideologica, qui siamo in un ambito delinquenziale».
A cosa si riferisce?
«Nel loro volantino scrivono: “Salutiamo ogni individualità e cellula anarchica che continua a propagare la fiamma attraverso l’azione, qui e ora”. E poi aggiungono: “Oggi siamo noi a prendere in mano la fiaccola dell’anarchia, domani sarà qualcun altro”. Cos’è se non un appello ad altri raid...».
Teme altri attentati, quindi?
«Questi adottano il modello delle cellule dormienti, dei lupi solitari che vengono sollecitati ad uscire allo scoperto e a colpire. Ricordiamoci la storia...».
Cioè?
«Usano metodi che abbiamo conosciuto ai tempi del terrorismo. Raccolgono informazioni sui loro bersagli, preparano i dossier e poi colpiscono. Con l’aggravante che oggi, grazie alla rete, trasmettere i documenti e, soprattutto, fare proselitismo è molto più facile. Non ci sono più i terroristi da scantinato di una volta».
È un terrorismo 2.0?
«Sì. E non a caso il volantino mica l’hanno mandato ai giornali... L’hanno messo in Rete e così è stato sicuramente più facile condividerlo».
Hanno colpito a Treviso, in casa sua. Chi è nel mirino?
«Hanno preso a bersaglio una sede storica della Lega per avere maggiore risonanza mediatica, ma non sono io il bersaglio. Ce l’hanno con la Lega perché non riconoscono il voto democratico. Non ci tollerano al governo del Paese. Il volantino non casualmente si sofferma sui temi che ci vedono protagonisti. Anche se poi esprimono idee fumose, con toni più da setta che da chi mastica di politica».
Nell’imbarbarimento del clima non pesa anche un certo linguaggio che pure la Lega non disdegna?
«Alt, non creiamo alibi. Diciamo che toni e modi si sono alzati in tutto il mondo, oggi il confronto è molto più performante. Ma non accostiamo le parole forti alle bombe».
Piccoli attentati si sono visti anche altrove.
«Tendo a non generalizzare, ma segnali inquietanti e focolai ce ne sono. Stiamo attenti perché anche in una protesta civile (pur non condivisibile) si può infiltrare qualche malintenzionato. Finora c’è stata troppa tolleranza. Bisogna alzare la guardia».
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