ALTRO EFFETTO BREXIT? I BRITANNICI SALUTANO ANCHE LE LINGUE EUROPEE
Effetto Brexit o Google Translate? Distacco culturale o risparmio di tempo? In Gran Bretagna i ragazzi studiano sempre di meno le lingue europee. Quest’anno il tedesco fa registrare -16% rispetto al 2017: un crollo del 46% rispetto al 2010. Ormai alle scuole superiori ci sono più studenti di cinese (per altro appena cinquemila) che fans di Goethe. Anche il tanto amato francese è in calo: -8%. L’hanno portato all’esame di Maturità 8.713 candidati, contro i 22.718 del 2017. Pensare che era una delle più popolari materie a scelta e «adesso la batte persino l’educazione Fisica» commenta in prima pagina il Times di Londra. Byebye Europa anche dai banchi di scuola: il dato emerge dai risultati dell’«a Level», l’esame che dà accesso all’università. Nella «partita secca» i maschi fanno meglio delle femmine per il secondo anno consecutivo. I cultori delle materie umanistiche calano a vantaggio di quelle scientifiche. Giù del 15% le lingue straniere, e soprattutto giù quelle parlate nell’europa da cui Londra si distacca: anche lo spagnolo è sceso del 4%, mentre aumentano gli studenti che imparano lingue asiatiche: +10% fa registrare il giapponese, più 8,6% il cinese, addirittura più 3,4% la lingua della quasi nemica Russia. E se resiste l’italiano con un più 1,2%, crolla decisamente l’asse idiomatico franco-tedesco. Alcuni commentatori segnalano la preoccupazione nei circoli della politica e della finanza: «Dopo la Brexit in Gran Bretagna dovremo contare sulle nostre forze, anche linguistiche» si lamentano i capitani d’azienda citati dal Times. Dopo il divorzio, forse i tedeschi che pure parlano così bene l’inglese tenderanno a usarlo meno volentieri con gli interlocutori d’oltre Manica. E se i negoziatori britannici ai vertici di Bruxelles portano da casa le stampanti perché temono che quelle Ue possano copiare segretamente i loro documenti riservati, allora vuole dire che tutto è in gioco. E conoscere la lingua dell’avversario è un vantaggio non da poco.