Attacchi in Spagna I motivi del terrore non ancora capiti
A un anno dagli attacchi terroristici sulla Rambla di Barcellona e sul lungomare di Cambrils, la Spagna rende omaggio alle vittime: «Sarà difficile sconfiggere il terrorismo — scrive Lluís Bassets su El País — se non capiamo le colpe, se confondiamo i terroristi e l’ideologia che li anima con la responsabilità del sistema, del commercio di armi, dell’islamofobia». cessi impongono alla volontà popolare che ha trovato rinnovato slancio la richiesta di partecipazione.
Ma la democrazia partecipativa (referendum consultivi, proposte di legge di iniziativa popolare, referendum abrogativi) è cosa ben diversa dalla democrazia diretta ove i cittadini possono trovare un reale potere decisionale solo in comunità di piccole dimensioni e su questioni di portata limitata (come nei cantoni svizzeri). Sulle grandi decisioni politiche la democrazia diretta, e ancor più la teorizzata democrazia digitale, affiderebbe al «popolo» solo il potere di dire un Sì o un No a domande non emendabili formulate da minoranze dirigenti (queste sì élite non sottoposte a controllo o competizione). Altro che regno della democrazia! Vivremmo in un regno di manipolazione permanente, ove le domande contano più delle risposte, laddove invece nella democrazia rappresentativa i cittadini possono intervenire nei processi decisionali e attraverso i propri rappresentanti e gli organi formativi della pubblica opinione imporre modifiche alle decisioni.
Come già intuirono i nostri padri costituenti, alla democrazia rappresentativa ben si possono unire gli istituti della democrazia partecipativa. È stato un grave limite della nostra classe politica ignorare tutte le proposte di iniziativa popolare, e spesso abusare del referendum abrogativo. Ma si tratta di istituti che assieme al referendum consultivo possono essere rivitalizzati dando nuova linfa alla democrazia rappresentativa, evitando di consegnarla agli apprendisti stregoni di una falsa democrazia diretta, troppo spesso manipolata.