Mancata rimonta dem
Caro Corriere, i principali quotidiani italiani avevano previsto, per le elezioni parziali americane, una rimonta dei democratici, cosa che non è avvenuta. Anche in Ohio, pur di poco, ha vinto l’uomo di Trump. Per giustificare questo successo, si parla di vittoria risicata. Non sarebbe stato più corretto parlare di errori di valutazione nei sondaggi? Penso che Trump, a dispetto dei suo denigratori, continuerà a mangiare il panettone alla Casa Bianca. A certe sconfitte bisogna che gli avversari di Trump si debbano abituare e le debbano accettare. Buon fine settimana.
Annibale Antonelli
Gentile Annibale,
Il voto a cui si riferisce, una elezione speciale per un seggio in Ohio, è stata davvero una vittoria amara per i repubblicani: in un distretto dove Trump aveva vinto con un distacco di 11 punti percentuali, il candidato democratico è stato battuto sul filo di lana. In generale, però, è ancora presto per sapere come andranno le elezioni di medio termine (il 6 novembre prossimo), e se il Grand Old Party manterrà il controllo del Congresso. Quello che invece si può già registrare rispetto a Trump, guardando i risultati delle primarie delle passate settimane, è la presa del presidente sulla base del suo partito, con il successo di molti dei candidati da lui sostenuti, spesso più a destra dei loro avversari interni. In Minnesota per esempio, le primarie per il governatore, dove era dato per favorito Tim Pawlenty, che già in passato aveva già guidato lo Stato per due mandati, le ha vinte il molto meno conosciuto Jeff Johnson. Secondo gli analisti a costare la vittoria a Pawlenty sono state le parole da lui usate contro Trump durante la campagna per le presidenziali, quando aveva definito il futuro inquilino della Casa Bianca “instabile, inadatto a diventare presidente”. Uscendo dal suo quartier generale dopo i risultati lo sconfitto si è rivolto sconsolato ai giornalisti: “Il Partito repubblicano si è spostato. È l’era di Trump, e io non sono un politico alla Trump”. Quello che scopriremo solo a novembre è se questi candidati trumpiani reggeranno o meno all’esame dell’elettorato più ampio. (marilisa palumbo)