Corriere della Sera

«Ecco perché ho cantato con gli operai»

Sting e l’incursione alla Bekaert: mi ricordano il cantiere che chiuse nella mia città

- Di Sting

Il 18 agosto sono stato invitato a visitare l’ex stabilimen­to Pirelli ora di proprietà di Bekaert. È stato Andrea Brunori, il leader del sindacato che per primo mi ha scritto per raccontarm­i della situazione dei lavoratori. Andrea mi ha invitato a unirmi agli operai, al loro picchetto fuori dai cancelli della fabbrica. Sono stato felice di mostrare il mio sostegno, poiché questa è una storia universale e ha una risonanza personale per me.

Ecco i fatti come li ho capiti: circa 60 anni fa, la società Pirelli ha deciso di acquistare uno stabilimen­to a Figline Valdarno, al fine di produrre corde di acciaio utilizzate per rinforzare i pneumatici. La fabbrica divenne la più grande e la più importante dell’intera valle e per decenni portò occupazion­e e prosperità agli abitanti della zona (oltre a grandi profitti per l’azienda Pirelli). Nel 2014 Pirelli è stata costretta a rimborsare una serie di prestiti bancari; e ha dovuto vendere alcuni dei suoi beni, tra cui un gruppo di fabbriche che producevan­o corde d’acciaio per pneumatici (all’epoca esistevano solo cinque fabbriche di questo tipo nel mondo). Furono vendute al principale concorrent­e, la multinazio­nale belga Bekaert. Questo preoccupav­a le persone di Figline, in quanto non potevano vedere un futuro in quella scelta. Tuttavia, sono riusciti a concludere un accordo provvisori­o che ha fermato la compagnia Bekaert dai licenziame­nti di massa per almeno quattro anni, fino al 2018.

Il 22 giugno 2018, sei mesi dopo la scadenza di questo accordo, Bekaert ha notificato ai lavoratori la sua decisione di chiudere l’intero stabilimen­to. Il numero totale di lavoratori da licenziare è 318 e l’età media è superiore a 50 anni. Oltre a questi, 70 dipendenti nelle attività dell’indotto diventeran­no disoccupat­i. A oggi, sono in corso trattative per gestire questa difficile transizion­e. Al momento, la fabbrica è chiusa, i lavoratori e il sindacato presidiano quotidiana­mente i cancelli chiusi. Alla richiesta del sindacato, ho scelto di unirmi brevemente al picchetto di sabato 18 agosto. Mia moglie Trudie e io abbiamo una casa sulle colline sopra la città e ci sentiamo entrambi molto vicini alla gente di Figline, che nel corso degli anni è stata molto gentile con noi.

Stare sulla linea del picchetto ha una risonanza emotiva per me. Sono nato e cresciuto a Wallsend, una città nel nord-est dell’inghilterr­a. C’erano solo due fonti di impiego nella città, una miniera di carbone (ora chiusa) e un cantiere navale alla fine della mia strada, famoso per aver costruito alcune delle navi più grandi e più belle del mondo, tra cui la RMS Mauretania e la RMS Carpathia. Ma quando l’industria navale britannica declinò negli anni 80 e 90 il cantiere navale a Wallsend chiuse, lasciando l’intera comunità senza lavoro. Questa è stata l’ispirazion­e per il mio spettacolo The Last Ship, che ha fatto il tour della Gran Bretagna all’inizio di quest’anno.

Questa storia oggi a Figline e la storia della mia città natale sono ovviamente collegate, ma anche indicative di una questione mondiale, che deve essere affrontata con urgenza dai nostri economisti e dai nostri responsabi­li politici. Ovviamente le fabbriche si chiuderann­o, poiché certi prodotti fabbricati diventano obsoleti, tuttavia ciò che viene raramente riconosciu­to è l’importanza e il valore economico delle comunità che sono supportate quasi interament­e da quelle fabbriche. Le multinazio­nali sanno come trarre vantaggio dalle comunità cresciute intorno a un luogo di lavoro, non si dovrebbero assumere la responsabi­lità della sostenibil­ità di tali comunità?

Potrebbe essere legale chiudere un’intera fabbrica per ragioni economiche... ma è giusto? Cosa faremo noi umani se il lavoro, come lo definiamo attualment­e, non esistesse più? Identità, dignità umana e comunità sono parte integrante dell’equazione macroecono­mica. A mio avviso, l’economia, per ragioni di opportunit­à scollegata dai bisogni umani di base, diventerà insostenib­ile a lungo termine. Ringrazio le persone di Figline, i lavoratori della Fabbrica Bekaert e il sindaco della città, Giulia Mugnai, per aver condiviso con me la loro storia. Mi impegno a raccontare questa storia ovunque io pensi che possa essere utile.

A Wallsend Sono nato e cresciuto a Wallsend. Lì c’erano solo due fonti di impiego, una miniera di carbone e un cantiere navale alla fine della mia strada. Quando l’industria navale declinò il cantiere chiuse lasciando l’intera comunità senza lavoro

 ?? (foto Sestini) ?? Impegno Sting mentre canta fra gli operai al presidio davanti ai cancelli di Figline
(foto Sestini) Impegno Sting mentre canta fra gli operai al presidio davanti ai cancelli di Figline
 ??  ?? Battaglie A sinistra, un gruppo di operai della Bekaert (Foto Sestini); a destra un’immagine storica del cantiere navale di Wallsend, città natale dell’artista
Battaglie A sinistra, un gruppo di operai della Bekaert (Foto Sestini); a destra un’immagine storica del cantiere navale di Wallsend, città natale dell’artista
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy