Corriere della Sera

I contratti secretati e il diritto di sapere

- Enr. Ma.

«Desecreter­emo tutti i contratti dei concession­ari autostrada­li e mostreremo questa vergogna al mondo intero», ha promesso il vicepremie­r Luigi Di Maio. E lo conferma anche il ministro delle Infrastrut­ture, Danilo Toninelli, nell’intervista accanto. A parte un certo autocompia­cimento nel degradare l’immagine dell’italia, che stona in bocca a un vicepresid­ente del Consiglio, l’intenzione di togliere ogni segreto sui contratti di concession­e fra Stato e società private è giusta. Sul sito del ministero si possono leggere la convenzion­e firmata nell’ottobre del 2007 con Autostrade (governo Prodi), l’atto aggiuntivo del dicembre 2013 (governo Letta) ma senza alcuni allegati, tra cui uno fondamenta­le: il piano finanziari­o. Ragioni di riservatez­za legate al fatto che Autostrade è una società quotata in Borsa, si dice. Che ora, però, devono venir meno davanti alla necessità di fare piena luce sul disastro del 14 agosto. Cittadini e utenti hanno il diritto di sapere tutto su come erano stati definiti i rapporti tra lo Stato e la società concession­aria. Attendiamo quindi che alle parole il governo faccia seguire i fatti.

Ma trasparenz­a e piena informazio­ne sono necessarie anche sui doveri in capo al governo, quelli passati e quello attuale. Infatti, proprio nella Convenzion­e, all’articolo 28, si legge che «il concedente», cioè lo Stato, «vigila affinché i lavori di adeguament­o delle autostrade siano eseguiti a perfetta regola d’arte a norma dei progetti approvati». Il «concedente vigila anche sui lavori di manutenzio­ne ordinaria, straordina­ria e sui ripristini» e «visita ed assiste ai lavori, può eseguire prove, esperiment­i, misurazion­i, saggi e quanto altro necessario per accertare il buon andamento dei lavori stessi». Tutto questo è stato fatto? E il ministero, che ha una struttura ad hoc per i controlli, è in grado di farlo? Pare di no, per ammissione dello stesso governo. Anche qui, e con assoluta priorità, servirebbe­ro atti concreti. Tanto più che, secondo un’inchiesta di Fabrizio Gatti dell’espresso, della commission­e d’indagine nominata dal governo per far luce sul disastro del ponte fanno parte esperti e dirigenti del ministero che avrebbero dato il benestare ai lavori di manutenzio­ne. Ci si può fidare?

Anche con la revoca della concession­e la società resta obbligata a proseguire nella ordinaria amministra­zione dell’esercizio della rete

Il tema Gronda è un falso problema, strumental­izzato: non siamo assolutame­nte contrari alle grandi opere utili, anzi ne servono tante

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