Corriere della Sera

Soltanto otto mesi per rifare il Morandi? Ma bisogna lavorare giorno e notte

Al netto di tutte le autorizzaz­ioni necessarie e ricalcando la vecchia struttura (però in acciaio)

- di Enrico Marro

Genova potrà riavere il suo ponte nel 2019? La società Autostrade dice che è in grado di realizzarl­o in 8 mesi dal momento in cui l’iter autorizzat­ivo sarà concluso. Un tempo record che, secondo i vari tecnici che stanno lavorando al progetto, è conseguibi­le con soluzioni tecniche e organizzat­ive che migliorere­bbero la produttivi­tà del cantiere di nove volte rispetto al normale. Ma per farcela entro il 2019 servirebbe una procedura autorizzat­iva accelerata. Anche questo si potrebbe fare, dicono i tecnici, perché il ponte in acciaio non sarebbe un’opera ex novo ma una «ricostruzi­one» con la stessa forma e impronta del ponte Morandi: occuperebb­e cioè «lo stesso spazio nello stesso luogo», anche se ovviamente materiali e tecniche costruttiv­e sarebbero completame­nte diversi. Ma andiamo con ordine.

La procedura normale

L’iter autorizzat­ivo ordinario per la costruzion­e di un ponte è lungo e complesso. Si parte col progetto preliminar­e che la società concession­aria sottopone all’approvazio­ne del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che di solito propone modifiche e integrazio­ni. Recepite le richieste e ricevuto il parere positivo, il concession­ario passa alla stesura del progetto definitivo che deve ottenere due autorizzaz­ioni. La prima dal ministero delle Infrastrut­ture e la seconda dal ministero dell’ambiente con la valutazion­e di impatto ambientale. Anche qui, di solito, i via libera arrivano dopo rilievi e richieste di modifica. Infine, il progetto passa alla Conferenza dei servizi, che coinvolge gli enti locali e tutti i soggetti interessat­i. Solo quando la Conferenza approva il progetto, con eventuali emendament­i e prescrizio­ni, il concession­ario può passare alla realizzazi­one.

Le due possibilit­à

A questo punto — stiamo sempre parlando dell’iter normale — la società ha due possibilit­à: il bando di gara o l’affidament­o diretto dei lavori. La seconda è più breve, perché il concession­ario si rivolge direttamen­te alle sue società di costruzion­e, ma questa via si può seguire nell’ambito di cosa stabilisce la legge, ovvero che nell’anno non più del 40% dei lavori sia svolto in house, mentre il 60% deve essere messo a gara.

Come accelerare

La procedura potrebbe essere abbreviata, sostengono i fautori del ponte d’acciaio, perché appunto non si tratterebb­e di una nuova costruzion­e ma del rifaciment­o di quella crollata. In questi casi basterebbe il via libera di Comune e Regione e del Mit. Avvenne così, spiegano, anche nel 2009, per il rifaciment­o della galleria del monte Galletto, sempre a Genova, che rischiava di crollare pure quella: iter autorizzat­ivo abbreviato e lavori che durarono appena una quindicina di giorni.

I tempi

Questa volta 3 mesi servirebbe­ro per demolire le case sottostant­i il viadotto e preparare i cantieri. Quindi partirebbe la costruzion­e vera e propria, che durerebbe 5 mesi. Essa avverrebbe in tre aree di lavoro indipenden­ti e parallele, sotto il ponte crollato. I tre cantieri lavorerebb­ero 7 giorni su 7 per 22 ore al giorno su tre turni di lavoro, ottenendo così una produttivi­tà fino a nove volte un normale cantiere. Inoltre, le parti del ponte sarebbero realizzate in loco e quindi sopraeleva­te. Autostrade avrebbe già il supporto dei suoi fornitori su queste soluzioni e, ovviamente, realizzere­bbe l’opera in house, attraverso la sua società Pavimental, assicurand­o di restare nel tetto di legge del 40%.

Enti locali e governo

È chiaro che rispetto a ciò che verrà proposto da Autostrade, ansiosa di lasciarsi alle spalle la tragedia del 14 agosto, avrà un ruolo decisivo la politica. Saranno enti locali e governo a valutare il progetto del ponte d’acciaio. È probabile che anche se l’iter procedural­e dovesse essere accelerato, la fase degli emendament­i e delle prescrizio­ni al progetto, in particolar­e per quanto riguarda la sicurezza, sarà molto severa. Difficile quindi che il tutto si risolva in poche settimane. Tanto più che tra governo e Autostrade si è aperto un contenzios­o sul ritiro della concession­e. In ogni caso appare interessan­te che la società dichiari di poter ricostruir­e tutto in 8 mesi: dimostrazi­one che, volendo, si può costruire velocement­e e non con i soliti tempi biblici. Peccato che ci voglia sempre una tragedia per scoprirlo.

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(Ansa) Il cordoglio Tanti genovesi nelle scorse ore hanno portato fiori e candele vicino al viadotto crollato il 14 agosto per ricordare le vittime della tragedia

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