«Ho visto il ponte nascere e morire Resto nell’ultimo palazzo graziato»
«Cara signorina, io questo ponte l’ho visto nascere e morire. Sono arrivato qui assieme a lui nel periodo in cui lo stavano collaudando e ci sono rimasto 51 anni. A me non dava fastidio, si sentiva rumore, certo, ma ero così abituato a vederlo che adesso il panorama mi pare tutto strano». La voce allegra di Franco Mei, classe 1935, risuona in una via Porro vuota come mai. Ci sono i vigili del fuoco che fanno la spola fra le transenne che segnano la zona rossa e la casa di questa o quella famiglia sfollata. Accompagnano le persone a prendere vestiti, chiavi, documenti, medicine... «Fortuna che io non ho dovuto fare lo stesso» commenta il signor Franco. Che conosce e saluta praticamente tutti. Lui è stato sfollato per tre giorni dopodiché gli esperti che hanno fatto i sopralluoghi hanno deciso che la sua palazzina, al civico 2A di via Porro, è l’ultima graziata dallo sgombero. Dopo quella le case sono
tutte vuote. Lui e sua moglie hanno dormito tre giorni in albergo prima di poter rientrare e ora guardano i pezzi del ponte crollato dal balcone del loro appartamento al penultimo piano. Si vede la parte collassata sulla ferrovia di cui Franco conosce tutto perché ha fatto il ferroviere (manutenzione elettrica) per una vita. «Queste case le costruivano negli anni 60 proprio per i ferrovieri» spiega. «Qui è nato mio figlio e qui ci conosciamo tutti, molti di noi sono come me in pensione e sono ex colleghi. Il ponte faceva parte delle nostre vite».
Ero così abituato a vederlo che adesso il panorama mi pare tutto strano Qui è nato mio figlio e tutti ci conosciamo Il Morandi faceva parte delle nostre vite