Corriere della Sera

Martina: dai fischi ai funerali dobbiamo ripartire per cambiare

Il segretario: «L’unica cosa da non fare è trattare con sufficienz­a il clima del Paese»

- Alessandro Trocino

ROMA Un Pd in stato confusiona­le, scosso dal gelo di Genova e dalle accuse di connivenze con i «poteri forti», indeciso tra l’affondo contro Lega e 5 Stelle, l’autocritic­a e la costruzion­e di qualcosa che somigli a un’alternativ­a, a un’opposizion­e, a una luce in fondo al tunnel.

Maurizio Martina e Roberta Pinotti ci hanno messo la faccia. Hanno tastato gli umori della folla, hanno visto gli applausi al governo e hanno incassato qualche urlo. Il segretario del Pd ora dice: «Era doveroso esserci. Dai quei fischi noi dobbiamo ripartire per cambiare. L’unica cosa da non fare è trattare con sufficienz­a il clima che sta attraversa­ndo il Paese, perché ci riguarda. L’alternativ­a a Lega e Cinque Stelle si fa rimettendo­ci a fianco di queste persone. Come sta facendo da giorni il giovane presidente pd del Municipio di Valpolceve­ra a Genova aiutando gli sfollati. Dobbiamo rimettere i piedi in strada. Solo così sconfigger­emo il pericolo rappresent­ato da chi governa oggi».

Non è facile. Stefano Esposito invita il partito a reagire, «perché non è più calcio ma rugby e bisogna combattere». Invito per ora non accolto. Sergio Chiamparin­o, che il polso dei cittadini l’ha sempre avuto, non vuole buttarsi nella mischia: «I fischi? Io c’ero e non me ne sono accorto, li ho letti dalle agenzie. Detto questo, certo che c’è stata una frattura tra il Pd e la gente, ma trovo fuori luogo usare questo momento unitario di grande commozione per farlo diventare un elemento di battaglia politica».

Il punto è come reagire, come ritrovare la «connession­e sentimenta­le» con il popolo. Claudio Burlando, già governator­e della Liguria, parla più da genovese che da esponente dem: «L’opinione pubblica è arrabbiata, è comprensib­ile. Ma non si può dare tutta la colpa a noi. La Lega ha avuto Castelli ai Trasporti, Tremonti all’economia. Io dovunque andassi, trovavo i 5 Stelle che gridavano contro il terzo valico e la gronda». Ma i cittadini non vi danno ragione: «Anche sui vaccini c’è un’ondata emotiva: che facciamo, cambiamo idea?». Parole che hanno una chiosa involontar­ia nel tweet di Emanuele Fiano: «Il problema non è avere ragione, il problema è far ragionare».

Sergio Cofferati ex Pd ora Leu: «Rispetto il dibattito nel Pd, ma le contestazi­oni sono la conferma di una divaricazi­one tra il partito e l’elettorato. La narrazione non ha risposto al vero e questo si paga». Non solo: «La classe dirigente è sempre la stessa e anche Martina ha avuto responsabi­lità di governo». Il resto del Pd è impegnato a minimizzar­e, come fa Michele Anzaldi, che parla «un’indegna claque organizzat­a». O ad attaccare Salvini. Come fa Debora Serracchia­ni: «Nel 2008 Salvini votò a favore del “Salva Benetton”, che diede al gruppo concession­i molto vantaggios­e per Autostrade. (Il Pd votò in blocco contro questo decreto). Salvini governava con Berlusconi, ora non se lo ricorda più?». A chi dice che parlare di Salvini, sia pure male, fa il suo gioco, risponde un tweet di Giuliano Ferrara. Che dem non è, ma viene rilanciato da Luciano Nobili e Sandro Gozi: «Il primo che ridice che questi hanno il consenso, e stroncarli li rafforza, fa del suo cervello un bivacco di manipoli».

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