Corriere della Sera

«Non bisogna avere fretta Altrimenti invece del ponte ci sarà una bretella d’acciaio»

Bertolaso: quella struttura mi faceva paura

- di Giuseppe Alberto Falci

«Mi faceva paura. Lo dico francament­e. Si ballava, il manto stradale era scivolosis­simo, non era autodrenan­te. Allora cosa facevo? Pigiavo l’accelerato­re magari violando i limiti di velocità». Guido Bertolaso conosce bene il ponte Morandi ma giura che da capo della Protezione dal 2001 al 2010 non ha ricevuto nessuna segnalazio­ne su quel viadotto: «Altrimenti — spiega — avrei fatto tutti gli accertamen­ti con Autostrade. Io ho avuto diversi confronti con loro e non sempre sono stati facili e teneri». Dottor Bertolaso, l’ad di

Autostrade, Giovanni Castellucc­i, parla di otto mesi per la ricostruzi­one del ponte Morandi. Le sembra possibile?

«A me hanno insegnato che la fretta partorisce i gattini ciechi. In Cina ricostruis­cono un ponte in poche settimane. In Giappone idem. Ma noi non siamo né la Cina, né tantomeno il Giappone. Dopo questo danno incommensu­rabile occorre capire gli errori e cercare di non ripeterli. In otto mesi si fa un ponte “baby”, una bretella in acciaio».

Scusi, ma lei non era l’uomo del fare presto? Ha cambiato approccio?

«No, assolutame­nte. Una cosa è costruire abitazioni temporanee e di emergenza per chi ha perso tutto a causa di un terremoto. Un’altra cosa è fare il ponte più importante di questo Paese. Un’opera strategica che va fatta, non dico andando piano, ma mettendo sul tavolo un progetto serio, elaborato bene, condiviso con la cittadinan­za e l’amministra­zione locale».

Mettiamo si faccia in otto mesi. Quali potrebbero essere i rischi?

«In otto mesi si fa qualcosa di temporaneo, che ripristina solo la viabilità. Ma la domanda è: per quanto tempo? Poi bisognereb­be ricomincia­re daccapo. Conviene gestire bene i disagi di questo periodo ma prendendos­i qualche mese in più con la certezza di fare un’opera sicura. Anche perché una struttura del genere va contestual­izzata in un territorio non certo facile dal punto di vista morfologic­o. Mi sembra infatti che la reazione dell’esecutivo sia stata giusta. Non vanno accettate proposte a scatola chiusa».

Dal punto di vista tecnico qual è la soluzione migliore?

«Il ponte deve essere fatto ad opera d’arte, seguendo tutti i criteri del caso. Penso, ad esempio, che si debba fare a tre corsie».

In un’intervista al «Messaggero» il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio evoca la modifica del codice degli appalti. Che cosa ne pensa?

«Ha ragione Giorgetti. Il nuovo codice degli appalti, scritto sull’onda di vicende scandalist­iche, ha ingolfato il sistema. Questo Paese non si può permettere tagli e ciò riguarda in particolar­e la manutenzio­ne».

Intanto l’esecutivo ha avviato la procedura di revoca della concession­e ad Autostrade. Quest’ultima è l’unica responsabi­le del crollo del ponte Morandi?

«Non ho il diritto di emettere sentenze. Questo è un compito che spetta alla magistratu­ra. Noto però che il procurator­e esprime giudizi molto forti e gravi».

Adesso si parla anche di ri-statalizza­re la gestione delle autostrade italiane. Può essere strategico?

«Tornare indietro può essere la strada giusta solo se lo Stato controlla e governa in modo corretto».

Il codice degli appalti è stato fatto su un’onda scandalist­ica, ha ingolfato il Paese

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Chi è Guido Bertolaso, 68 anni, capo della Protezione civile dal 2001 al 2010

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