«Non bisogna avere fretta Altrimenti invece del ponte ci sarà una bretella d’acciaio»
Bertolaso: quella struttura mi faceva paura
«Mi faceva paura. Lo dico francamente. Si ballava, il manto stradale era scivolosissimo, non era autodrenante. Allora cosa facevo? Pigiavo l’acceleratore magari violando i limiti di velocità». Guido Bertolaso conosce bene il ponte Morandi ma giura che da capo della Protezione dal 2001 al 2010 non ha ricevuto nessuna segnalazione su quel viadotto: «Altrimenti — spiega — avrei fatto tutti gli accertamenti con Autostrade. Io ho avuto diversi confronti con loro e non sempre sono stati facili e teneri». Dottor Bertolaso, l’ad di
Autostrade, Giovanni Castellucci, parla di otto mesi per la ricostruzione del ponte Morandi. Le sembra possibile?
«A me hanno insegnato che la fretta partorisce i gattini ciechi. In Cina ricostruiscono un ponte in poche settimane. In Giappone idem. Ma noi non siamo né la Cina, né tantomeno il Giappone. Dopo questo danno incommensurabile occorre capire gli errori e cercare di non ripeterli. In otto mesi si fa un ponte “baby”, una bretella in acciaio».
Scusi, ma lei non era l’uomo del fare presto? Ha cambiato approccio?
«No, assolutamente. Una cosa è costruire abitazioni temporanee e di emergenza per chi ha perso tutto a causa di un terremoto. Un’altra cosa è fare il ponte più importante di questo Paese. Un’opera strategica che va fatta, non dico andando piano, ma mettendo sul tavolo un progetto serio, elaborato bene, condiviso con la cittadinanza e l’amministrazione locale».
Mettiamo si faccia in otto mesi. Quali potrebbero essere i rischi?
«In otto mesi si fa qualcosa di temporaneo, che ripristina solo la viabilità. Ma la domanda è: per quanto tempo? Poi bisognerebbe ricominciare daccapo. Conviene gestire bene i disagi di questo periodo ma prendendosi qualche mese in più con la certezza di fare un’opera sicura. Anche perché una struttura del genere va contestualizzata in un territorio non certo facile dal punto di vista morfologico. Mi sembra infatti che la reazione dell’esecutivo sia stata giusta. Non vanno accettate proposte a scatola chiusa».
Dal punto di vista tecnico qual è la soluzione migliore?
«Il ponte deve essere fatto ad opera d’arte, seguendo tutti i criteri del caso. Penso, ad esempio, che si debba fare a tre corsie».
In un’intervista al «Messaggero» il sottosegretario alla presidenza del Consiglio evoca la modifica del codice degli appalti. Che cosa ne pensa?
«Ha ragione Giorgetti. Il nuovo codice degli appalti, scritto sull’onda di vicende scandalistiche, ha ingolfato il sistema. Questo Paese non si può permettere tagli e ciò riguarda in particolare la manutenzione».
Intanto l’esecutivo ha avviato la procedura di revoca della concessione ad Autostrade. Quest’ultima è l’unica responsabile del crollo del ponte Morandi?
«Non ho il diritto di emettere sentenze. Questo è un compito che spetta alla magistratura. Noto però che il procuratore esprime giudizi molto forti e gravi».
Adesso si parla anche di ri-statalizzare la gestione delle autostrade italiane. Può essere strategico?
«Tornare indietro può essere la strada giusta solo se lo Stato controlla e governa in modo corretto».
Il codice degli appalti è stato fatto su un’onda scandalistica, ha ingolfato il Paese