Corriere della Sera

«Uno stallo imbarazzan­te A bordo pronti a gesti estremi pur di non tornare a Tripoli»

La Guardia costiera: il nostro Paese ci nega lo sbarco

- Di Fabrizio Caccia

ROMA «Ci sono tanti colleghi che in questi giorni mi stanno scrivendo per esprimere disagio. Sui social ci stanno attaccando: attaccano la Guardia costiera, ci sono richieste al governo di destituire il comandante generale, l’ammiraglio Giovanni Pettorino. Paragonano la nave Diciotti a quella di una Ong, il nostro operato a quello degli scafisti. Sono attacchi ingiusti...».

Il primo luogotenen­te Antonello Ciavarelli, delegato Cocer della Guardia costiera italiana, prova a raccontare questo momento di grave crisi internazio­nale sulla questione migranti dal suo punto di vista, interpreta­ndo quello dei nostri marinai.

La nave Diciotti è al quinto giorno in rada davanti a Lampedusa con 177 migranti a bordo. La situazione non si sblocca.

«È incomprens­ibile. Anche imbarazzan­te. La nave Diciotti è una nave militare dello Stato italiano e le viene impedito di ormeggiare in un porto italiano! Noi militari ovviamente obbediamo al governo, però ci aspettiamo anche una politica più risoluta nel dare disposizio­ni! Anche perché c’è un problema...».

Quale sarebbe?

«Che i 177 migranti per ora sono tranquilli e i colleghi a bordo mi scrivono su Whatsapp che tutto va bene. É risaputo però che se le stesse persone capissero che li vogliamo riportare in Libia o trasbordar­e su un’altra nave diretta in Libia, ecco che sarebbero disposti a tutto, anche al suicidio».

A luglio sulla Vos Thalassa che stava per affidare i migranti alla Guardia costiera libica, scoppiò una rivolta. E dovette intervenir­e proprio la Diciotti...

«Ma certo, perché questa gente ormai non ha più niente da perdere. Per arrivare a salpare da Tripoli hanno passato le pene dell’inferno».

Che dicono dalla nave, in questi giorni di attesa?

«Che non sono impegnati in una crociera di piacere! Per meno di 3 euro l’ora, l’equipaggio provvede alle esigenze sanitarie, al vitto e all’assistenza completa di 177 persone, come se fosse tutto normale. Per non parlare dell’ordine pubblico, che da un giorno all’altro potrebbe richiedere un intervento. Ma l’equipaggio è sereno, perché sa di svolgere il proprio dovere come vuole la Costituzio­ne».

In che modo risponde a chi vi attacca sui social?

● Antonello Ciavarelli, 50 anni, è delegato del Cocer (Consiglio centrale della rappresent­anza militare) della Guardia costiera

«Citando l’esempio di Salvatore Todaro, il nostro comandante sommergibi­lista che durante l’ultima guerra mondiale salvava gli equipaggi delle navi nemiche che aveva appena affondato. Perché diceva di sentirsi 2 mila anni di civiltà sulle spalle che una cosa ci hanno insegnato: l’essere umano in mare va salvato sempre e comunque. Nel novembre 1940 una donna portoghese scrisse così al nostro ministro per la Marina: “Vorrei che queste righe siano fatte recapitare al comandante del sottomarin­o italiano che ha affondato la nave Kabalo: felice il Paese che ha dei figli come i vostri, siate benedetto per la vostra bontà”...».

Qual è la sua conclusion­e?

«Chi ha bisogno di aiuto in mare non può aspettare! Perciò l’auspicio è che la politica italiana e quella internazio­nale decidano in fretta su come affrontare i flussi migratori. Senza lasciare il cerino acceso in mano ai guardacost­e italiani».

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