Corriere della Sera

NORD COREA, 68 ANNI DOPO L’ABBRACCIO TARDIVO TRA MADRE E FIGLIO

- di Paolo Salom

Oggi, in un resort adagiato sugli antichi profili del monte Kumgang, in Corea del Nord, a pochi chilometri dalla Zona demilitari­zzata, la signora Lee Geum-sum, per la prima volta in 68 anni, rivedrà suo figlio Sang-chol. In un’intervista alla Cnn, questa mamma, che ha 92 anni, si chiede: «Potrò abbracciar­lo? Lui ormai è un uomo di oltre settant’anni...». Lee fa parte dei 93 sudcoreani cui la diplomazia ha permesso di rivedere i propri cari rimasti al Nord dopo la guerra del 1950-53. È il primo incontro tra famiglie divise dall’invalicabi­le linea di armistizio, lungo il 38esimo Parallelo, dal 2015 ed è stata negoziata durante il vertice tra i leader dei due Paesi lo scorso aprile. Il presidente Moon Jae-in (Sud) e il maresciall­o Kim Jong-un (Nord) hanno anche concordato — oltre a mettere in scadenza un nuovo faccia a faccia per settembre — di inviare una squadra congiunta di atleti ai Giochi asiatici in corso a Giacarta, in Indonesia, così come era accaduto (sebbene parzialmen­te) alle recenti Olimpiadi invernali di Pyeongchan­g. Ora, in Corea del Sud sono oltre 56 mila i cittadini, ormai in là con gli anni, che hanno uno o più parenti oltre la linea fortificat­a che taglia la Penisola coreana in due metà: nel 1988, quando il programma di incontri aveva avuto inizio, erano 132 mila coloro che avevano aderito. Da allora circa 75 mila sono passati a miglior vita senza aver avuto l’occasione di rivedere i propri parenti. Tutti hanno una storia simile a quella della signora Lee: una fuga dai combattime­nti, la confusione in mezzo a migliaia di altri profughi, la separazion­e di madri e padri, figli e figlie, il muro a impedire ogni contatto. Sette decenni sono trascorsi e la diplomazia è riuscita a far incontrare solo una minima parte di queste famiglie: possibile? Possibile che sia più facile negoziare un disarmo nucleare piuttosto che un abbraccio tra una madre 92enne e un figlio 70enne che hanno avuto la disgrazia di vivere due vite lontane, senza averlo scelto? La risposta a questa domanda ci dirà molto della nostra civiltà.

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