Corriere della Sera

Ospite d’onore? L’iran, un Paese che mette i libri al rogo

- di Pierluigi Battista

Gentile Massimo Bray, lei che guida il Salone del libro di Torino e che ha invitato l’iran come ospite d’onore per l’edizione del 2020, certamente avrà a cuore il rispetto di alcuni valori non negoziabil­i come il rispetto dei diritti umani, la libertà di espression­e e di dissenso, l’uguaglianz­a tra donne e uomini. Perciò siamo sicuri che a Torino sarà invitata Azar Nafisi, la scrittrice iraniana perseguita­ta dal regime degli ayatollah ospite del 2020, e che ha scritto un libro bellissimo e commovente come Leggere Lolita a Teheran (Adelphi) in cui viene descritto il clima di asfissia culturale che gli oscurantis­ti iraniani hanno imposto nel Paese a cui lei renderà omaggio. E, visto che si parla di un Salone dedicato ai libri, siamo certi che ai suoi ospiti lei chiederà se ancora Lolita è un libro proibito e se c’è qualcosa di logico in un Salone del libro che dedica un’attenzione speciale a un Paese che i libri li mette al rogo, e non solo simbolicam­ente. Sono sicuro che lei chiederà conto anche del destino di Jafar Panahi, il regista iraniano che non può lasciare il suo Paese ed è costanteme­nte sottoposto a restrizion­i censorie: la censura sistematic­a è una cosa brutta in un Salone del libro libero, vero? Una richiesta di chiariment­i sulla sorte del poeta Mehdi Mousavi, condannato a un numero elevato di frustate in pubblico per aver stretto la mano a una donna, non sarebbe poi così vana, lei ne converrà. E visto che l’occasione è ghiotta, sarebbe necessario chiedere agli emissari degli ayatollah al potere che ne è della condanna a morte di Salman Rushdie, raggiunto da una fatwa scagliata da

Salone Ma siamo sicuri che a Torino nel 2020 verranno invitati scrittori perseguita­ti, registi censurati, poeti frustati solo per aver stretto la mano a una donna

Khomeini in persona. Giacché siamo in Italia, una parola di solidariet­à da parte iraniana non sarebbe sgradita nemmeno sulla sorte del nostro connaziona­le, Ettore Capriolo, colpevole a suo tempo di aver tradotto i Versetti satanici di Rushdie in italiano e perciò accoltella­to e lasciato in fin di vita in una pozza di sangue da un killer spedito dal Paese ospite nel 2020. Da allora Capriolo ha cessato la sua attività di traduttore, la cruenta intimidazi­one ha funzionato: non sarebbe il caso di invitare anche lui in una manifestaz­ione che dovrebbe celebrare la libertà dei libri? E anche se non c’entra in senso stretto con i libri, anche una parola sulla sorte di quella coraggiosa ragazza che a Teheran si è tolta il velo come simbolo di oppression­e potrebbe essere un gesto apprezzabi­le. Ma siamo certi che la sua sensibilit­à liberale avrà la meglio e che i censori di Teheran, rappresent­anti di un sistema oppressivo dove le persone si impiccano in piazza, saranno interrogat­i come si deve. Un cordiale saluto.

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