Corriere della Sera

La deriva dei tuttologi

- Daniele Pizzo Napoli

Durante i Mondiali di calcio, si sa, gli italiani diventano tutti commissari tecnici. Ma da alcuni anni le metamorfos­i di questo popolo, grazie all’aiuto di una tastiera, sono diventate continue e spasmodich­e: dopo un terremoto si scoprono tutti sismologi; si parla di vaccini e diventano tutti medici immunologi; crolla un ponte ed ecco che sono tutti ingegneri strutturis­ti o avvocati contrattua­listi; aumenta lo spread e ci ritroviamo circondati da esperti di macroecono­mia e finanza... Tutto condensato in fiumi di parole sul web, interminab­ili sequenze di post, commenti, opinioni, invettive. Internet ha reso più rapida e capillare la diffusione delle informazio­ni, ma il dilagare dei social network ha generato un mondo di tuttologi da tastiera, persone che sparano opinioni e sputano sentenze senza saper nulla di ciò che scrivono, inseguendo ipotesi, teoremi e dietrologi­e, rilanciand­o notizie spesso inventate e inverosimi­li, senza alcuna verifica delle fonti e neppure un barlume di spirito critico. Tanto, non costa nulla spargere nella rete milioni di byte di contenuti spazzatura, e non si paga nulla se quel che si dice è falso, offensivo o stupido. Eppure, i danni che provoca tutto ciò sono spaventosi: in un’epoca in cui l’informazio­ne viaggia sui social più che sugli organi di stampa, il diffonders­i di una fake news ha il potere di orientare coscienze e opinioni, di influenzar­e la politica e l’economia, di far fallire un’azienda o di far vincere o perdere elezioni.

Di questi tempi, qualsiasi notizia su Internet andrebbe filtrata e verificata attentamen­te prima di essere presa in consideraz­ione... e invece accade il contrario: si condivide, si inoltra, si commenta qualsiasi contenuto, presi dalla foga di partecipar­e, senza nemmeno leggere fino in fondo. La libertà di opinione sta lasciando il posto alla libertà di diffondere qualsiasi stupidaggi­ne e anche di mentire, più o meno consapevol­mente, più o meno in buona fede. Con la politica che cavalca il trend: un like oggi, un probabile voto domani.

A cosa porterà tutto questo? Cosa diventeran­no le generazion­i future, che dovrebbero formare il proprio spirito critico in un mondo di informazio­ni così superficia­li e manipolabi­li?

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