Corriere della Sera

E ora tocca alle rapper

Le etichette discografi­che mettono sotto contratto i nuovi volti della musica che scala le classifich­e Priestess, Leslie e Nibirv: anche in Italia le major si accorgono delle voci femminili dell’hip hop

- Alessio Lana

Il rap in Italia non è mai stato così vitale. Conquista stabilment­e le classifich­e, batte facilmente anche il pop più blasonato e così le major hanno pensato di mettere sotto contratto tre femcee, le rapper donna insomma. Dopo Baby K, che aveva iniziato nel 2008 con il rap per poi darsi al pop, adesso tocca a Priestess, Leslie e Nibirv portare la parità di genere all’interno di uno stile storicamen­te maschile e maschilist­a. Tutte nate intorno agli anni ‘90, hanno energia, voglia di esprimersi, e le loro rime stanno conquistan­do anche gli uomini. Un’impresa non certo facile.

La più ascoltata della tripletta è Priestess. Nata nel 1996, Alessandra Prete (vero nome) ha superato il milione di ascolti su Spotify con Maria Antonietta, un brano che affronta temi tipici del rap, la quotidiani­tà di una ragazza, i suoi svaghi, le sue preoccupaz­ioni come sintetizza­to dal verso «camere oscure, sapore di erba, le canne e i caffè, i vicini son fuori di testa, un po’ come me». Nata facendo cover jazz, rock e blues, sfrutta la sua dolcissima voce per tracce a metà strada tra il rap e la trap.

Completame­nte diversa è Lisa Cardoni, in arte Leslie. Pescarese classe 1993, è emersa nel 2017 grazie a Bimbe (Holla), brano a quattro mani interpreta­to con le colleghe Nibirv, Ivonne e Hindaco. In lei spicca la furia nel rappare. «Nelle mie canzoni mi metto a nudo, parlo di me e di ciò che mi accade. Se un mese non riesco a pagare le bollette racconto della mia insoddisfa­zione per questa nazione, se però ho fumato parecchio, faccio un pezzo che parla di canne o magari di sesso».

Omosessual­e dichiarata, rispetto a molte colleghe non ammicca mai e non punta all’estetica. «Con i rapper uomini c’è un rapporto di stima reciproca, di sana competizio­ne», racconta, «Con le donne invece la competizio­ne è fisica, d’immagine, di click». I suoi primi video viaggiano intorno alle 50mila visualizza­zioni su Youtube mentre l’ultimo singolo, Oh My Goodness dell’aprile scorso, conta 66mila ascolti su Spotify. Per il futuro ha in serbo un album. «Ho tantissima musica da pubblicare», sottolinea con la gradevole sfrontatez­za che riversa nei suoi brani.

Chiude la tripletta Nibirv (si legge Nibiru). La sua voce è molto musicale e si concede anche qualche incursione nell’elettronic­a. Nata a Bologna nel 1989, Sofia Buconi ha esordito anche lei nel 2017 con Bimbe (Holla) e poi, nel 2018, sono arrivati i primi singoli da solista, Come Kurt Cobain (68mila ascolti su Spotify) e Deadlift (11mila). «Deadlift (lo stacco da terra dei pesisti) l’ho scritta mentre lavoravo in palestra e ha una doppia lettura: voglio esprimere il mio amore per l’attività fisica ma anche criticare l’ossessione per il corpo». Per lei la questione di genere nel rap è complessa: «Il mercato discografi­co è maschilist­a perché le donne sono ascoltatri­ci più attente, seguono di più gli artisti e comprano di più», sintetizza. Ma ha un’arma vincente: «Ho trovato un modo nuovo di esprimermi e affrontare tematiche femminili nel linguaggio degli uomini».

Questa dell’identità è una delle questioni più spinose del rap femminile. «Le donne devono imparare a scrivere testi, non si può andare avanti con artiste che rappano strofe altrui, magari scritte da uomini», spiega Paola Zukar, la più importante manager del rap in Italia. Energica 49enne, calca la scena undergroun­d fin dalla prima ora e tra i suoi artisti figurano nomi di spicco come Fabri Fibra, Marracash, Clementino ma nessuna donna. «Il rap è competitiv­o, aggressivo, e queste non sono certo le prime due caratteris­tiche che vengono in mente in una donna», spiega. Ciò vale anche per gli Stati Uniti dove dagli anni ‘90 ci sono femcee di successo come le decane Missy Elliott e Lauryn Hill e le più giovani Nicki Minaj e Cardi B, ma rimangono un’esigua percentual­e. «Le ragazze da noi copiano ancora troppo — riprende Zukar —. Pensano ai vestiti firmati, usano le parolacce e l’aggressivi­tà degli uomini». La vera rivoluzion­e, secondo lei, ci sarà quando «le femcee troveranno una loro identità ben definita di donne, di artiste e di italiane». Come a dire: meno Instagram e più contenuti.

La manager Zukar Le ragazze devono imparare a scrivere testi: le artiste da noi copiano ancora troppo dai maschi

 ??  ?? Fenomeno Classe 1996, Priestess (il cui vero nome è Alessandra Prete) ha iniziato ad esibirsi dal vivo proponendo cover. Il suo singolo «Maria Antonietta» è un successo
Fenomeno Classe 1996, Priestess (il cui vero nome è Alessandra Prete) ha iniziato ad esibirsi dal vivo proponendo cover. Il suo singolo «Maria Antonietta» è un successo
 ??  ?? Protagonis­te Emergente Lisa Cardoni, in arte Leslie, è emersa grazie al brano «Bimbe (Holla)» cantato con altre tre colleghe
Protagonis­te Emergente Lisa Cardoni, in arte Leslie, è emersa grazie al brano «Bimbe (Holla)» cantato con altre tre colleghe
 ??  ?? Veterana Baby K, pseudonimo di Claudia Judith Nahum, ha 35 anni ed è stata tra le prime rapper italiane
Veterana Baby K, pseudonimo di Claudia Judith Nahum, ha 35 anni ed è stata tra le prime rapper italiane
 ??  ?? Bolognese Nibirv (vero nome Sofia Buconi) è nata a Bologna nel 1989 ed è una appassiona­ta dell’attività fisica
Bolognese Nibirv (vero nome Sofia Buconi) è nata a Bologna nel 1989 ed è una appassiona­ta dell’attività fisica

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