Il Meeting «passista»? Ci interessano le persone
Caro direttore, mercoledì sul Corriere Dario Di Vico osservava che al Meeting la riflessione è concentrata «sui valori di lungo periodo e non sulla militanza di una stagione». Per questo scrive che sembra di essere in un’oasi in cui «non pare proprio che il Paese stia passando uno dei momenti più complicati della sua storia». Pone, implicitamente, una domanda decisiva: quale contributo può venire da Rimini a un mondo in crisi? Che cosa è veramente in crisi oggi? La persona. Per questo il Meeting non vuole essere un utero protettivo, ma uno stimolo per una costruttività sociale. Come la persona può ritrovare se stessa dopo ogni crollo e dolore, come può stare all’altezza del cambiamento epocale? Non c’è formula o algoritmo che tenga. Perché non prevalga il lamento o il rancore, occorre incontrare testimonianze personali — le più seguite al Meeting — di chi mostra una positività indomabile e cercare di capirne l’origine. Occorre vivere in realtà sociali che aiutino a vedere questi esempi ed educhino a uno spirito critico che non riduce l’infinito desiderio del cuore. Questo mette in movimento la società senza bisogno di gridare, fa amare il lavoro che rende la realtà più adatta all’uomo, senza arrendersi al declino. Ma non basta. Nella società esistono gli altri, i diversi per etnia, religione, cultura, ideali. Si può cercare di schiacciarli, spaventati dalla loro diversità, o sentirli come un bene da cui imparare, anche quando siano ostili. L’incontro con persone di diversa religione, cultura, orientamento politico — come nell’intergruppo — che avviene al Meeting ne sono un piccolo esempio. Si può ricominciare a costruire una società fondata su una sincera apertura all’altro, sulla sussidiarietà e sul bene comune. Si può offrire il proprio contributo a uno Stato basato su regole condivise e a una convivenza internazionale in cui prevalga la cultura dell’incontro. Può essere questo un contributo contro la crisi della democrazia? Per tanti, quanto detto sembra troppo poco, quasi insignificante, rispetto alla portata della sfida. Come sembrò il tentativo di San Benedetto davanti a sfide non meno grandi di quella di adesso, ci ha ricordato papa Francesco nel messaggio al Meeting. Staremo a vedere.
* Presidente della Fondazione sussidiarietà
Una città è come un libro, lo si legge e si danno giudizi, a volte umorali
Meglio essere aperti alle critiche che mettere in circolo fastidiose carte bollate