La minaccia della cyberwar è ogni giorno più grave
Nel giro di un paio di giorni Facebook ha identificato e rimosso 652 siti fake creati da entità della Russia e dell’iran per seminare discordia e disinformazione politica nei social media degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, di altri Paesi europei, del Medio Oriente e dell’america Latina. Anche Youtube e Twitter hanno intercettato ed eliminato molti account falsi, mentre Microsoft ha scoperto un’altra campagna di hacker russi che ha preso di mira i centri di elaborazione politica dei conservatori americani. Intanto il partito democratico ha scoperto e denunciato all’fbi un tentativo di penetrare nell’archivio dei suoi iscritti (anche se qui pare si sia trattato di un falso allarme: la simulazione di un attacco informatico per testare la solidità delle difese elettroniche dell’organizzazione).
Mark Zuckerberg ha presentato l’operazione di Facebook come il risultato di un nuovo approccio proattivo — agire con prontezza anziché reagire a danno ormai fatto — contro attacchi miranti a creare caos sociale e a sovvertire gli equilibri politici. Il progresso rispetto a due anni fa, quando il fondatore del gigante dei social media addirittura negava ogni strumentalizzazione della sua rete, è evidente.
Ma l’intensità degli attacchi, la loro durata e spudoratezza e il fatto che altri regimi avversari dell’occidente hanno cominciato a usare le tecniche di disinformazione sperimentate con successo dai russi, indicano che la battaglia contro le campagne di manipolazione non solo non è vinta, ma non può nemmeno essere condotta con successo in assenza di una piena consapevolezza dei
Debolezza
I governi, con poche eccezioni, hanno reagito in modo blando. In alcuni casi, dagli Usa all’italia, la Russia è stata addirittura assolta ignorando i fatti
cittadini (che devono imparare a valutare con cautela ciò che trovano in Rete) e di un impegno deciso dei governi a trattare quella che è ormai una vera cyberwar come un fenomeno della massima gravità.
Per ora, però, le opinioni pubbliche prendono sottogamba la nuova minaccia ma, soprattutto, i governi, con poche eccezioni (Gran Bretagna) hanno reagito in modo blando. In alcuni casi, dagli Stati Uniti all’italia, capi dell’esecutivo hanno addirittura assolto la Russia di Vladimir Putin ignorando l’evidenza dei fatti.
Ora scopriamo che, mentre l’occidente continua a minimizzare, le interferenze si stanno moltiplicando ed estendendo a macchia d’olio (quelle dell’iran scoperte oggi sono iniziate nel 2013) e che, anche quando parlamenti e governi hanno reagito (le sanzioni contro il Cremlino imposte dal Congresso Usa), queste misure si sono rivelate inefficaci: Mosca continua e moltiplica le campagne di disinformazione come se nulla fosse.