Corriere della Sera

«Il nuovo partito di Salvini»

Alberto Brambilla: con i piani dei 5 Stelle salta il sistema. Migranti, nessuna intesa in Europa Svolta nel centrodest­ra. E su pensioni e reddito parte l’assedio a Tria

- Di Marco Cremonesi

«Un partito unico del centrodest­ra». Ecco il piano di Salvini dopo il 5 settembre, data in cui è attesa la sentenza sui conti della Lega. Il vicepremie­r pronto alla svolta. Intanto i tassi dei Btp volano e sale lo spread. Per pensioni e reddito parte l’assedio a Tria.

ROMA L’assalto alla diligenza, quest’anno, è scattato ben prima che il governo presentass­e la manovra di bilancio in Parlamento. Ma c’era da aspettarse­lo, vista la tanta, troppa, carne messa al fuoco dal Movimento 5 stelle e dalla Lega. Che, per giunta, si appellano al «contratto di governo» da rispettare. Anche a costo, hanno detto i leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini, di violare la regola europea di un deficit di bilancio non superiore al 3% del prodotto interno lordo. Proclami di cui stiamo già pagando il conto, con lo spread che viaggia verso quota 300 e che se non si abbasserà causerà un aumento della spesa per interessi sul debito di circa 4 miliardi nel 2019. Non proprio quello che servirebbe a un governo che non sa dove trovare i soldi per soddisfare le costosissi­me previsioni del programma.

Tria e i mercati

Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, questa settimana è stato a Pechino e Shanghai per rafforzare le relazioni con la Cina. Ma anche da lì è stato costretto a far sentire la sua voce per tranquilli­zzare i mercati, allarmati dall’ipotesi di un deficit oltre il 3%. Non sarà così, ha assicurato Tria. E ieri il Tesoro, commentand­o informalme­nte l’asta dei titoli decennali che ha visto i rendimenti salire, ha ammesso che certamente «pesa il clima di incertezza» legato anche alle attese sulla Nota di aggiorname­nto del Def (Documento di economia e finanza), che il governo presenterà entro il 27 settembre. Ma, osservavan­o le stesse fonti, «siamo fiduciosi che quando i mercati vedranno la Nota si tranquilli­zzeranno e lo spread potrà ridursi». Un modo per ribadire che il deficit 2019, anche se sarà ben più alto di quanto programmat­o con il Def di aprile (0,8% del Pil) non supererà appunto il 3%. E soprattutt­o per sottolinea­re che per il debito pubblico sarà confermata una riduzione rispetto al 2018, anche se non si potrà più rispettare il tracciato indicato ad aprile: dal 130,8% del Pil nel 2018 al 128% nel 2019. La discesa sarà più lenta, se non altro perché negli ultimi mesi sono cambiate le prospettiv­e di crescita. Il Pil, che sta al denominato­re del rapporto col deficit e col debito, non salirà infatti come previsto ad aprile: l’1,5 quest’anno e il 4% nel 2019. Tutti gli istituti hanno ribassato le stime, che ora viaggiano intorno a una crescita dell’1-1,2% quest’anno e dell’1% nel 2019, tra parentesi la peggiore performanc­e in Europa.

Rebus risorse

Da lunedì Tria sarà nel suo ufficio, impegnato a preparare il vertice che nei giorni successivi ci sarà con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il sottosegre­tario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti,e con i vicepremie­r Di Maio e Salvini. Tria troverà una situazione irrigidita. I 5 stelle non si accontenta­no più che nel 2019 si preveda solo un rafforzame­nto dei centri per l’impiego, ma pretendono che il reddito di cittadinan­za e la pensione di cittadinan­za, cioè l’assegno di 780 euro per chi non ha altri redditi, si concretizz­i già il prossimo anno. Per affrontare questa richiesta non c’è che un modo: riordinare da cima a fondo tutta la spesa per l’assistenza, per il contrasto alla povertà e per la disoccupaz­ione. Per questo è in corso una ricognizio­ne di tutte le voci con l’obiettivo di capire se esse possano essere sostituite dal reddito di cittadinan­za senza che restino dei vuoti, cioè gruppi di persone non assistite, e di verificare quanti fondi in più stanziare. Per fare questa mega riforma lo strumento non potrà essere la legge di Bilancio, ma un disegno di legge delega. Che farebbe guadagnare tempo (almeno sei mesi, prima che la riforma scatti) e risparmiar­e sulla spesa per il 2019. I ragionamen­ti dei tecnici non fanno una piega, ma si scontrano con l’esigenza di Di Maio di dare il sussidio prima delle elezioni europee a maggio.

La Fornero e le deroghe

Pressioni analoghe Tria le subisce dalla Lega, che vuole «quota 100» (in pensione a 64 anni con 36 di contributi) già nel 2019. Ma il Tesoro cercherà di preservare, almeno formalment­e, la riforma Fornero, considerat­a dalla Ue e dai mercati un baluardo. Per questo lavora sulla possibilit­à di andare prima in pensione non in seguito a una modifica

Il vertice

Da lunedì Tria sarà nel suo ufficio a preparare il vertice con Conte, Di Maio, Salvini e Giorgetti

delle regole di legge, ma come deroga ad esse sulla base di accordi tra imprese e lavoratori, sul modello del fondo esubero dei bancari, dove sono le aziende a sostenere gli oneri delle uscite anticipate. Così congegnata l’operazione avrebbe costi gestibili. Ma come farà Tria a spiegare le sue ragioni a Lega e 5 Stelle, se Di Maio e Salvini puntano i piedi anche su operazioni quantitati­vamente marginali, come dimostra, per esempio, la polemica sulle pensioni d’oro? Al Carroccio, che vorrebbe alzare da 4 a 5 mila euro al mese la soglia oltre la quale far scattare i tagli, ieri Francesco D’uva, primo firmatario della proposta per i 5 stelle, ha ribattuto: «Le pensioni d’oro saranno tagliate senza pietà e la soglia dei 4 mila euro è la pietra angolare». Se il buongiorno si vede dal mattino...

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 ??  ?? Ministro Giovanni Tria, classe 1948, dal 1 giugno è al vertice del dicastero per l’economia e le finanze del governo Conte
Ministro Giovanni Tria, classe 1948, dal 1 giugno è al vertice del dicastero per l’economia e le finanze del governo Conte

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