Corriere della Sera

«Previdenza, con i piani M5S salterebbe tutto il sistema»

Brambilla: non sono consiglier­e di Salvini. «Quota 100, bastano 3 miliardi»

- Di Enrico Marro

Alberto Brambilla, leghista, ROMA presidente del centro studi Itinerari previdenzi­ali, insiste: la proposta di legge sul taglio delle cosiddette «pensioni d’oro», cara al vicepremie­r Luigi Di Maio, è difforme da quanto previsto nel programma di governo e sbagliata nel merito. Inoltre, la «pensione di cittadinan­za» di 780 euro, cavallo di battaglia dei 5 stelle, sarebbe disastrosa per il Paese: costerebbe più di 16 miliardi e scasserebb­e il sistema previdenzi­ale.

Cominciamo dal suo ruolo. Quali sono i suoi rapporti con la Lega e col governo?

«Conosco Matteo Salvini da tantissimo tempo e lo stimo molto, ma non sono il suo consiglier­e. Lo studio con il quale critico la proposta di legge sulle “pensioni d’oro”, è di Itinerari previdenzi­ali».

Perché non va bene?

«Perché non prevede, come era stato annunciato, un ricalcolo col metodo contributi­vo per ridurre le pensioni d’oro in rapporto ai contributi versati. Si tratta invece di un taglio in rapporto a età di pensioname­nto fittizie applicate ex post. Per esempio: uno è andato in pensione legittimam­ente a 58 anni, ma la proposta dice che in base a una tabella non si sa costruita come, doveva andarci a 63 anni e quindi l’assegno viene tagliato. Un’operazione senza senso. Il taglio può arrivare a superare il 20%».

Di Maio replica: quelli con più di 4 mila euro al mese

Il contratto di governo Il patto prevede che il taglio delle pensioni d’oro debba scattare sopra i 5 mila netti. Qui c’è un taglio arbitrario sopra i 3.850 euro netti

non sono «poverelli».

«Intanto il contratto di governo prevede che il taglio debba scattare sopra i 5 mila netti e in base al ricalcolo col contributi­vo. Qui invece c’è un taglio arbitrario su pensioni che, consideran­do anche le addizional­i regionali e comunali dell’irpef, superano i 3.850 euro netti».

Anche lei però ha proposto una misura diversa dal programma: un contributo di solidariet­à triennale sulle pensioni a partire da 2 mila euro lordi.

«Precisiamo una cosa. Io ho detto più volte che non avrei fatto nulla su questo fronte. Colpire le pensioni oltre 5 mila euro netti significa intervenir­e su 40-50 mila persone su un totale di 16 milioni di pensionati, ricavando forse 30-40 milioni di euro l’anno. Se proprio si vuole fare qualcosa non resta che ripercorre­re la strada del contributo di solidariet­à rispettand­o i paletti fissati dalle sentenze della Corte Costituzio­nale. Ma la misura più importante che la Lega avanza sulle pensioni non è questa, bensì l’intervento sulla Fornero attraverso “quota 100”, la possibilit­à di andare in pensione a 64 anni d’età e 36 di contributi».

Servirebbe­ro 8 miliardi, dice il sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon.

«No. Secondo i nostri calcoli basterebbe­ro 3-3,3 miliardi. Si tenga inoltre conto che non ci sarebbe più l’ape sociale, costata 1,8 miliardi di euro».

I 5 stelle sembrano più interessat­i alla pensione di cittadinan­za di 780 euro.

«Nel nostro studio c’è una tabella su questo. Costerebbe 16,3 miliardi l’anno. Si tratterebb­e di un regalo a gente che non ha mai versato una lira di Alberto Brambilla, 67 anni, leghista, è presidente del centro studi Itinerari previdenzi­ali. In uno studio critica la proposta di legge sulle «pensioni d’oro», difforme da quanto previsto dal contratto di governo contributi. Con un effetto devastante: Nessuno più verserebbe un euro all’inps».

Perché?

«Perché per maturare una pensione di 800 euro al mese ci vuole un reddito da lavoro di circa 25 mila euro, in pratica quello medio. Chi più verserà i contributi se lo Stato ti garantisce comunque 780 euro al mese? Davvero una follia. Ne beneficere­bbero anche coloro che per tutta la vita hanno fatto i delinquent­i nella malavita organizzat­a».

Si sente scaricato dalla Lega, dopo le parole di Claudio Borghi: «Brambilla non ha incarichi con noi»?

«No, ha ragione. Come ho detto, non ho l’incarico di consiglier­e di Salvini».

Si era parlato di lei come del prossimo presidente dell’inps. A questo punto?

«Amo l’inps e ho partecipat­o a riforme importanti come la Dini. Il mio intento è salvare le pensioni e aiutare lo sviluppo del Paese. Col reddito e le pensioni cittadinan­za non si va da nessuna parte. Oggi il nostro problema non è l’assistenza, per la quale spendiamo troppo, ma la creazione di lavoro. Ma se non si sa l’abc, non si può governare».

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Pensioni

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