Corriere della Sera

La nuova accusa: il ministro leghista doveva consentire le cure ai profughi

Alcuni di loro parte civile contro il Viminale

- DALLA NOSTRA INVIATA Virginia Piccolillo

Varcherà le colonne simil-doriche in cemento armato della Procura di Agrigento stamattina, diretto a Palermo, il fascicolo contro Matteo Salvini per il «sequestro» dei migranti a bordo della nave Diciotti. Prima tappa la Procura, destinazio­ne finale, per nuovi approfondi­menti il Tribunale dei ministri. Sequestro di persona, abuso di ufficio, arrestato illegale, omissione di atti di ufficio e sequestro di persona a scopo di coazione, sono le accuse contestate al vicepremie­r.

Nelle carte alcune novità. Intanto l’accusa di aver lasciato senza cure migranti malati a bordo della Diciotti. Alcuni avevano la tubercolos­i, molti la scabbia. Dovevano essere subito medicati. Ecco la motivazion­e dell’accusa di omissione di atti di ufficio.

Poi c’è l’elenco dei nomi dei profughi che potranno costituirs­i parte civile contro il vicepremie­r, accusato dal procurator­e Luigi Patronaggi­o di averli tenuti in ostaggio sull’imbarcazio­ne militare per poter forzare l’unione Europea a redistribu­irli in altri Paesi europei. E sono almeno quattro quelli che hanno già dato la delega all’avvocato per farlo. Da profughi, già torturati in Libia (anche «a testa in giù con un tubo di gomma», hanno raccontato alla parlamenta­re europea Forenza che li ha visitati forzando il blocco del Cie di Messina), si ritroveran­no ad avversare il vicepremie­r indagato per sequestro per coartazion­e, reato per cui è prevista una pena da 25 a 30 anni di carcere.

Ma Salvini non si mostra affatto turbato. Anzi. «Rischio 30 anni di galera, per avere difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani? Sorrido, lavoro ancora di più e tiro dritto», twitta. Spiega che per lui, che «lavora per difendere i nostri confini», i nuovi capi di imputazion­e sono «medaglie». E attacca: «Sono ricattato dai pm».

Sollecitan­do la reazione di Giovanni Legnini: «La mia funzione attuale, di guida del Csm come vicario del Capo dello Stato, non può che portarmi, e lo faccio con convinzion­e, a riaffermar­e la necessità di tutelare l’autonomia e l’indipenden­za della magistratu­ra e di ciascuno dei magistrati, di fronte agli altri poteri». Ma l’indagine sui modi duri scelti da Salvini per trattare con i partner che ignoravano le richieste di solidariet­à dell’italia è destinata a far salire la tensione politica dentro e fuori il nostro Paese. «Apprendo che esiste il reato di ricatto all’unione Europea — ha commentato Salvini — e lo rivendico». L’unione Europea, confermano fonti della procura, può costituirs­i parte civile nell’eventuale processo contro Salvini e contro il suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi. Anche se, per ora, Bruxelles sceglie la linea del «no comment»: «È responsabi­lità delle autorità italiane analizzare la situazione», spiega un portavoce.

Intanto viene formalizza­ta l’intesa con la Cei per l’accoglienz­a di parte dei migranti. Era «in stallo un intero Paese. Intervenir­e era un dovere», ha spiegato il portavoce don Ivano Maffeis. E Salvini rivendica: «La Cei l’ho chiamata io, non si è chiamata da sola».

Le carte a Palermo Oggi le carte saranno inviate a Palermo, destinazio­ne finale il Tribunale dei ministri

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(Ansa) 21 agosto L’arrivo nel porto di Catania della nave Diciotti della Guardia costiera: dopo 5 giorni di attesa, tutti i migranti sono sbarcati

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