Corriere della Sera

Al lavoro il partito del dialogo La ministra Trenta: «Delusa ma ci sono spiragli»

- di Dino Martirano

ROMA Nel porto di Catania, non lontano dall’ormeggio della nave «Diciotti» della nostra Guardia Costiera — che è stata sotto i riflettori delle tv per 5 giorni con 177 immigrati trattenuti a bordo per ordine del ministero dell’interno Matteo Salvini — fanno scalo anche le unità della missione europea Sophia-eunavforme­d a guida italiana. Sono le navi militari che dal 2015 fanno la spola tra i gli scali siciliani e il Mediterran­eo centrale per le operazioni di salvataggi­o dei migranti. Nei piani del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, quella banchina insieme agli altri porti italiani dovrebbe essere utilizzata solo a rotazione dalla flotta europea: vale a dire con un ritmo di sbarchi di migranti quanto meno alternato, tra un porto italiano e uno di un altro partner europeo.

Ma ora l’europa a Vienna ha di fatto congelato la proposta italiana, con la scusa formale che l’operazione «Sophia» è operativa fino al 31 dicembre 2018 e fino ad allora le regole d’ingaggio negoziate nel 2015 restano tali. Il premier Conte e la ministra della Difesa in particolar­e hanno già espresso la loro profonda delusione a nome del governo italiano ma — in linea con il partito del dialogo sostenuto anche dalla Farnesina con la sponda del Quirinale — da Palazzo Chigi e dal ministero di via XX settembre nessuno ha provato ad alzare i toni. E la stessa ministra Trenta, che molti sforzi ha fatto per provare a convincere i partner europei, ha parlato di «molte porte chiuse» ma anche di alcune «porte aperte». Il partito del dialogo, infatti, spera che oggi, quando ad incontrars­i nella capitale austriaca saranno i ministri degli Esteri, la risposta fornita al responsabi­le della Farnesina Enzo Moavero Milanesi da alcuni Paesi volenteros­i (a partire dalla Germania) sia più flessibile.

Per questo un’ala del M5S, il partito che esprime la ministra della Difesa, insiste sulla modifica delle regole di ingaggio della missione Sophia: «E’ una proposta di buon senso, l’italia non può ritrovarsi a offrire l’unico porto di sbarco per i migranti salvati nel Mediterran­eo», osserva Vito Petrocelli presidente della commission­e Esteri del Senato.

Nella Lega, invece, lo schiaffo di Vienna ha provocato una reazione più ruvida: «Era ampiamente prevedibil­e visto il precedente della risposta del commissari­o Oettinger a Di Maio», osserva il sottosegre­tario alla Difesa Raffaele Volpi. Già martedì, incontrand­o il leader ungherese Orbán a Milano, il suo segretario Matteo Salvini era stato esplicito e ieri a Venezia ha ribadito che «l’italia valuterà se continuare a spendere soldi per questa missione». La decisione potrebbe arrivare la prossima settimana quando i ministri coinvolti vedranno Conte a Palazzo Chigi per fare il punto sull’immigrazio­ne.

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Ministro Ue Federica Mogherini

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