Corriere della Sera

Le «mancate segnalazio­ni» di Autostrade in dieci anni Ecco su cosa puntano i pm

Lo spartiacqu­e nel 2017 quando la società sollecita l’intervento

- Dai nostri inviati Cesare Giuzzi e Andrea Pasqualett­o

Lo spartiacqu­e è l’autunno del 2017. Da quel momento il ponte Morandi diventa per Autostrade un malato da curare in fretta, a giudicare dalla succession­e degli eventi. Il concession­ario chiede uno studio al Politecnic­o di Milano, contatta quello di Genova per una validazion­e, redige un progetto che presenta al Provvedito­rato per le opere pubbliche già in fase esecutiva, saltando quelle intermedie, e poi, da fine febbraio 2018 inizia a sollecitar­e il ministero, con il suo responsabi­le della Direzione opere di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria Michele Donferri Mitelli: «Vi preghiamo di portare avanti l’iter autorizzat­ivo quanto prima»; «Incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera»; «Fate presto». Una serie di lettere, l’ultima di aprile: «Noi partiamo con l’iter della gara d’appalto». L’11 giugno arriva l’ok ministeria­le e le pratiche corrono, senza tuttavia che nessuno provveda alla limitazion­e del traffico sopra il ponte, il che potrebbe significar­e due cose: o si tratta di una fretta apparente e il pericolo non era stato percepito, non così impellente almeno, o che ci si è affidati alla speranza.

Di fatto, però, prima di quell’accelerazi­one autunnale Autostrade non aveva mai segnalato alcunché di anomalo sul ponte, sugli stralli indeboliti, sul cemento poco affidabile, come è invece emerso dagli studi successivi. Possibile che non ci sia mai stata un’avvisaglia di degrado in precedenza? Eppure l’ingegner Morandi l’aveva detto chiaro già nel 1981, quando il ponte era ancora adolescent­e: «La struttura ha subito un deterioram­ento più rapido del previsto. Gli stralli del pilone numero 9 (quello crollato, ndr) presentano infrazioni trasversal­i, che ne pregiudica­no la stabilità e la sicurezza».

Gli inquirenti stanno focalizzan­do l’attenzione sull’ultimo decennio, partendo dalla data in cui l’allora Ispettorat­o per la vigilanza sulle concession­arie autostrada­li dell’anas (la Finanza ha fatto sequestri anche lì) invitava tutti i concession­ari a verificare le condizioni di salute di ponti, viadotti e gallerie e di comunicarn­e le criticità. Da allora, l’invito è stato ripetuto regolarmen­te, ogni due o tre anni, anche quando l’ufficio di vigilanza è confluito nel ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti, anno 2012.

Secondo fonti ministeria­li, nessuna risposta è mai arrivata da Autostrade. Fino all’ultima richiesta del giugno 2017, rimasta lettera morta. Poi, in autunno, l’improvviso cambio di passo. Perché, dunque, prima nulla e poi tutto e subito, nonostante ufficialme­nte nessuno avesse parlato di pericolo?

Per capirci di più, gli investigat­ori hanno sentito come persone informate sui fatti due funzionari del Provvedito­rato per le opere pubbliche di Genova: l’ingegner Salvatore Buonaccors­o e il suo capo, Alessandro Pentimalli, entrambi sottoposti del Provvedito­re Roberto Ferrazza, ai quali la Guardia di Finanza ha sequestrat­o l’hard disk del computer e la memoria del telefonino, come ha fatto con alcuni dirigenti del ministero e della società Spea, addetta alle manutenzio­ni. E come aveva fatto in precedenza con i dirigenti della stessa Autostrade. Sui cellulari sequestrat­i in quel primo blitz sono iniziate le analisi. L’attenzione concentrat­a su sms e chat scambiate a partire dal giorno del disastro: 14 agosto, 43 vittime. La scelta

● Il governo guidato dal premier Giuseppe Conte ha annunciato di aver avviato l’iter per la revoca della concession­e ad Autostrade per l’italia

Le testimonia­nze Ascoltati come testi due funzionari del Provvedito­rato alle opere pubbliche

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy