«È successo l’imponderabile Ma fu giusto privatizzare»
«L’impianto normativo della privatizzazione era eccellente. L’avevamo fatto io e Ciampi e la nostra direttiva del ‘98 chiudeva il circuito. Il concessionario doveva portare al massimo l’efficienza della gestione, al soggetto pubblico spettava il controllo. Il sistema ha però perso i pezzi un po’ per volta». Paolo Costa non è solo il ministro dei Lavori pubblici del governo Prodi che con Ciampi mise il timbro sulla privatizzazione delle concessionarie autostradali. Dal 2011 è anche il presidente di Spea Engineering, la società del gruppo Atlantia che per Autostrade cura il servizio di sorveglianza e manutenzione delle infrastrutture.
La Finanza ha bussato anche da lei?
«Io ero a Venezia e non ho visto finanzieri ma so che sono andati nelle nostre sedi».
Cosa pensa del crollo?
«Quel ponte era sorvegliatissimo: i protocolli sono stati sempre rispettati. Si facevano dei rapporti trimestrali e non sono mai emerse situazioni di pericolo. È successo qualcosa di totalmente imprevedibile. Pensi che quando è crollato ho visto i nostri ingegneri piangere, una cosa che mi ha molto impressionato».
Ora si parla di nazionalizzazione. Ha lavorato tanto per nulla?
«Basta guardare alla Salerno-reggio Calabria per capire dove può portare una nazionalizzazione. Il nostro era un modello perfetto e ne vado orgoglioso. C’era una struttura, c’erano delle competenze, c’era uno che gestiva e uno che controllava».
E poi si sono persi i pezzi, dice lei, in che senso?
«Nel senso che lo Stato che non è più attrezzato per fare il suo compito».
Da ministro a presidente di una società del gruppo Benetton...
«Ricordo a chi storce il naso che io ho iniziato a lavorare per Spea 14 anni dopo il mandato governativo. Non vorrei sembrare presuntuoso ma credo che mi abbiano scelto per la professionalità».