Corriere della Sera

Tocca al cronista del Watergate Trump: «Si inventa le notizie»

Il presidente contro Bernstein sul Russiagate. La risposta: confermo tutto

- Di Massimo Gaggi

Il libro

● L’11 settembre esce in Amercia «Fear», ultimo libro di Bob Woodward, autore con Carl Bernstein dell’inchiesta sullo scandalo Watergate che portò Richard Nixon a lasciare la presidenza ● «Fear» racconta la Casa Bianca di Donald Trump: è basato su fonti interne e documenti riservati NEW YORK «Lo sciatto Carl Bernstein, un uomo che vive nel passato e ragiona come un pazzo degenerato inventando una storia dopo l’altra, è ormai deriso da un capo all’altro dell’america». Donald Trump, uno che non si tira mai indietro quando c’è attaccare qualcuno in modo brutale, ha scelto con particolar­e perfidia le parole da scagliare contro il giornalist­a-simbolo della stampa liberal Usa, ora che è in difficoltà perché una fonte di quest’ultimo, l’avvocato di Michael Cohen, Lanny Davis, si è rimangiato le rivelazion­i sul presidente sulle quali aveva costruito una storia trasmessa dalla Cnn il 26 luglio. Il servizio, firmato anche da altri due giornalist­i della rete, affermava che, secondo fonti attendibil­i, l’ex avvocato del presidente divenuto collaborat­ore di giustizia sapeva che Trump era stato informato in anticipo dell’incontro nel giugno 2006 con emissari russi per acquisire informazio­ni da usare in campagna elettorale contro Hillary Clinton. E aggiungeva che Cohen era pronto a dire tutto al procurator­e Mueller. La fonte? Più d’una ma coperta per non bruciarla: parola di Cnn.

Nei giorni successivi il Washington Post e altre reti pubblicano ricostruzi­oni simili, basate su fonti anonime. Dietro c’è sempre Davis che non vuole essere tirato in ballo. Agosto: Cohen rende una deposizion­e in tribunale zeppa di accuse contro il presidente e Davis conferma, stavolta pubblicame­nte, che il suo assistito ha molte altre cose da rivelare agli investigat­ori, anche sul Russiagate.

Nei giorni successivi, però, Davis si tira improvvisa­mente indietro. Autorizza le testate a rivelare che era lui la fonte, ma si scusa: dice di essere stato frainteso, di aver fatto male a parlare, di aver detto cose di cui non aveva certezza. Insomma, ritratta coprendo i giornalist­i: «È colpa mia, non loro».

Strana storia con ipotesi diverse: (Cohen che si tira indietro perché teme di essere incriminat­o anche dal Congresso per falsa testimonia­nza visto che lì aveva detto, sotto giuramento, di non sapere nulla di Russiagate; Cohen in pressing su Trump che non l’ha pagato; Cohen minacciato da Mueller perché le rivelazion­i Mito

Carl Bernstein (sinistra) e Bob Woodward nel 1973 nella redazione del «Washington Post» ai tempi dell’inchiesta sul Watergate vanno fatte a lui, non alla stampa), ma comunque imbarazzan­te per i media che l’hanno raccontata.

Il Post e gli altri ammettono che Lanny Davis era la loro unica fonte. Il vecchio leone Bernstein, l’«eroe» del Watergate (autore, con Bob Woodward, dell’inchiesta che 44 anni fa costrinse Richard Nixon alle dimissioni), è furioso ma decide di resistere: «La Cnn continua a confermare la fondatezza della storia e così faccio io: avevamo più d’una fonte». Ma non dice quali, in base all’antica tradizione del giornalism­o Usa che protegge l’identità dei suoi informator­i. E che fin qui è stato creduto sulla base di standard etici solitament­e rispettati in modo rigoroso.

Ma nell’era di Trump e della rivoluzion­e digitale dell’informazio­ne molte cose sono cambiate. La stampa ha perso da tempo la sua popolarità, i media digitali la consideran­o residuale, il Watergate è un fiore all’occhiello appassito,

Ritrattazi­oni L’avvocato di Cohen, ex legale di «The Donald», si era rimangiato le rivelazion­i fatte alla Cnn

Bernstein stesso viene attaccato da giovani commentato­ri e blogger progressis­ti.

Per Trump, che vuole costringer­e la stampa sulla difensiva in vista di una campagna elettorale durissima, un’occasione d’oro: non solo attacca Bernstein, ma chiede anche la testa del capo della Cnn, Jeff Zucker. E, già che ci sta, auspica anche la caduta di una altro nemico in difficoltà: il capo delle news della Nbc, Andy Lack.

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