Al confine fra tre competenze E così il tirante si è spezzato
Muri del Vicariato, il ruolo dello Stato fra Soprintendenza e Parco archeologico
Ora bisognerà mettere in sicurezza il sito e le opere che sono custodite all’interno Gianluca Vacca sottosegretario ai Beni culturali
La chiesa è sempre stata monitorata, non c’è stato il minimo sentore di un disastro del tetto monsignor Daniele Libanori vescovo ausiliare
ROMA Grottesche amenità della burocrazia nostrana. A chi compete la «funzione di tutela» su San Giuseppe dei Falegnami? Domanda semplice priva di risposta nitida. Ma prima, eccone un’altra: se davvero tutto fosse dipeso dal cedimento di un tirante di una delle travi, con una somiglianza inquietante col caso Genova, chi avrebbe dovuto intuire il pericolo?
La chiesa appartiene, come edificio di culto, al Vicariato di Roma, che ha a capo il Vescovo di Roma, papa Francesco, ma in realtà è guidato dal vicario monsignor Angelo De Donatis. Proprietà e «custodia» di San Giuseppe appartengono dunque al Vicariato. Le funzioni di tutela storicoartistica dipendono dalla Soprintendenza statale. Quando un parroco intende procedere a un restauro, o vede segnali di pericolo, deve rivolgersi alla Soprintendenza per sottoporre ogni ipotesi. Il via libera è condizione essenziale per l’inizio di ogni cantiere, finanziato dalla parrocchia o dal Fondo Edifici di Culto dello Stato Italiano o da privati. In teoria, sarebbe toccato al parroco accorgersi del possibile cedimento.
Ed eccoci alla matassa. San Giuseppe è al confine (a tutt’oggi ancora non ben definitivo) tra la Soprintendenza Speciale di Roma, guidata da Francesco Prosperetti, e il Parco Archeologico del Colosseo, pilotato da Alfonsina Russo. Tutto era evidente fino al decreto istitutivo del Parco del Colosseo del 9 gennaio 2017 voluto dall’ex ministro Dario Franceschini: scorporo contestato da molti, che portò al frazionamento della unica Soprintendenza speciale (tutta diretta da Prosperetti). Manca ancora una mappatura precisa. E così ieri sono arrivati sul posto sia Prosperetti che Russo. Alfonsina Russo ha sostenuto che la competenza sul sottostante Carcere Mamertino è del Parco del Colosseo, mentre la chiesa ricade sotto la soprintendenza. Prosperetti ha affermato che in emergenza «non ci sono competenze, si lavora tutti». Il ministro Alberto Bonisoli ha prudentemente dichiarato che il coordinamento dell’emergenza è affidato a Giovanni Panebianco, nuovo segretario generale dal 10 agosto. Resta l’intrico inspiegabile a osservatori esterni (britannici o tedeschi, mettiamo): la chiesa a una soprintendenza e il Mamertino a un’altra?
Per fortuna, l’italia dispone dei migliori specialisti del mondo, grazie all’istituto Superiore per il Restauro. Saranno loro a intervenire. Senza problemi di cervellotiche «competenze» all’italiana.