IL CASO VIGANÒ E LA POSTA IN GIOCO
Caro Aldo, che senso ha mantenere in vita la bellissima trasmissione radiofonica «Prima Pagina»? Si alternano giornalisti che sono ostili al governo in carica.
Pasquale Mirante Caro Pasquale, criticare il governo non è un reato, almeno per ora. Caro Aldo, di fronte alle gravissime e circostanziate accuse di monsignor Viganò, dovere di ogni giornalista dovrebbe essere la ricerca della verità, chiedendo al destinatario delle accuse una risposta chiara e inequivocabile. La gravità e la vastità degli abusi reiterati del cardinale Mccarrick e dai suoi compari, e le complicità e le protezioni di cui la congrega ha beneficiato, gridano giustizia. Se la sente di andare fino in fondo, chiedendo conto del suo operato anche al Papa? Troppo grandi sono il male commesso e la sofferenza arrecata, per chiudere gli occhi e passare oltre. Caro Adelmo,
Il documento dell’arcivescovo Viganò, scritto con Marco Tosatti, è senz’altro uno scoop, visto che ne parla tutto il mondo. Mi sembra evidente però che la richiesta di dimissioni sia una forzatura polemica. I fatti sono di gran lunga antecedenti al papato di Francesco. Mccarrick è stato fatto cardinale da Wojtyla, coperto da Bertone, segretario di Stato di Ratzinger — almeno stando all’accusa di Viganò —, ed è stato costretto alle dimissioni da Bergoglio.
Viganò lascia intendere che Francesco non sia intervenuto subito contro Mccarrick, o non abbia approfondito le gravi accuse incombenti su di lui, perché l’arcivescovo sarebbe l’ispiratore dell’ala della Chiesa americana che ha appoggiato Bergoglio in Conclave. Ma al Conclave del 2013 che elesse Bergoglio, Mccarrick non c’era, visto che aveva compiuto ottant’anni nel 2010. Va riconosciuto che il testo di Viganò ha riaperto o evidenziato una spaccatura nella Chiesa nordamericana, tra conservatori e sostenitori di Francesco. Ed è possibile che tra i critici, non solo negli Stati Uniti, ci siano cardinali che avevano sostenuto Bergoglio, ma non si attendevano da lui una svolta così radicale. Non dimentichiamo che Francesco fu eletto in giorni drammatici per la Santa Sede. La sua popolarità ha ridato slancio per qualche anno all’istituzione. Ma non ha guarito i suoi mali, né forse poteva farlo.
Le critiche al governo non sono un reato, almeno per ora