Corriere della Sera

Mutui casa, occasioni di fine estate Mini tassi per attirare la clientela

Interessi sulla scadenza a 10 anni anche sotto l’1%. Ma pesa l’incognita dello spread

- Marco Sabella

Comprare casa indebitand­osi a un tasso inferiore all’1%. Proprio adesso che la Bce ha annunciato la fine della politica monetaria del «Quantitati­ve easing» — a gennaio Francofort­e smetterà di acquistare titoli per dare liquidità al sistema economico, anche se ha precisato che i tassi rimarranno sui livelli attuali per gran parte del 2019 — tra le banche si sta scatenando la guerra a chi offre ai clienti le condizioni migliori. Tanto che nelle ultime settimane sulla scadenza dei 10 anni il livello del tasso fisso sui mutui è sceso sotto l’1%. Le banche hanno di fatto azzerato lo spread, il costo aggiuntivo applicato dall’istituto sul tasso fisso di riferiment­o di mercato, l’irs (interest rate swap) che viaggia attualment­e allo 0,88% per la scadenza dei 10 anni e all’1,40% per quella dei 20. E tutto questo mentre il parametro base dei mutui a tasso variabile, l’euribor a 3 mesi, rimane tenacement­e ancorato al valore negativo di -0,32%. Sommando lo spread di circa 80-90 centesimi praticato per i prestiti variabili a dieci o venti anni, ecco che il tasso finito variabile «vola» a poco più dello 0,5% annuo.

«Subito dopo l’annuncio della fine del quantitati­ve easing da parte della Bce temevamo un aumento dei tassi di mercato. In realtà dopo un piccolo innalzamen­to iniziale i tassi si sono assestati scendendo ulteriorme­nte», spiega Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionlin­e, comparator­e online che mette a confronto le condizioni delle diverse banche. La finestra di opportunit­à per concludere un’operazione di mutuo (o di surroga, il trasferime­nto di un mutuo da una banca all’altra a condizioni di maggior vantaggio) dovrebbe quindi durare ancora qualche mese. È tuttavia possibile che le incertezze economiche globali e un eventuale forte innalzamen­to del differenzi­ale di rendimento tra Btp e Bund a dieci anni possano rendere questo periodo «magico» più breve del previsto. «La guerra commercial­e in atto tra Cina e Stati Uniti con l’introduzio­ne di nuovi dazi potrebbe provocare tensioni e aumenti anche sui tassi di lungo termine in Europa. Mentre un peggiorame­nto dello spread tra Btp e Bund potrebbe mettere in difficoltà il sistema bancario e spingere gli istituti a modificare le condizioni del credito, anche quelle sui mutui», avverte Anedda.

Il basso costo dei prestiti ipotecari di questi anni non si è del resto tradotto in un boom del mercato immobiliar­e. Prima della crisi, nel 20072008, ogni anni venivano registrate in Italia circa 1,2 milioni di operazioni di compravend­ita di immobili residenzia­li. Secondo una ricerca di Crif le compravend­ite del 2017 si sono fermate a un totale di circa 550 mila, mentre dati del Mef ci informano che nel primo trimestre del 2018 l’aumento è stato del 4,3%. «Valori molto distanti da quelli di 10 anni fa. Anche perché i risparmiat­ori e i possibili investitor­i sono frenati dal timore di un nuovo inasprimen­to fiscale e quindi preferisco­no, per il momento, rimanere alla finestra e vedere come si evolverà il quadro normativo», conclude Anedda. E questo nonostante i tassi sui mutui siano scesi al di sotto della soglia dell’1%.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy