Ilva, in arrivo il parere chiesto all’ambiente. E Di Maio dovrà decidere
«L’estrema importanza di ambiente e salute richiede altri necessari approfondimenti». Si chiudeva così la nota con cui lo scorso 22 agosto Luigi Di Maio annunciava forti criticità nel parere dell’avvocatura di Stato sulla gara che da più di un anno ha assegnato l’ilva alla cordata Am Investco guidata da Arcelormittal. Di fatto, il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro annunciava la richiesta di un ulteriore parere (dopo quelli all’anac e all’avvocatura di Stato) al ministero dell’ambiente, prima di decidere se la gara possa ritenersi regolare. Il terzo parere arriverà dal ministero guidato da Sergio Costa entro stasera. Poi Di Maio dovrà decidere, non avrà più alibi. E dovrà chiudere il procedimento amministrativo aperto il 24 luglio — della durata di 30 giorni e già prorogato fino al 7 settembre — finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara. Non è escluso, a questo punto, che Di Maio possa pronunciarsi prima del 7 settembre. Anche perché il tempo stringe: il 15 settembre termina il periodo — già prorogato — di gestione da parte dei commissari. E il 30 settembre la cassa dell’ilva sarà azzerata. «La data per decidere il futuro dell’ilva — ha ribadito al proposito il segretario generale della Cgil Susanna Camusso — è ieri, ogni giorno perso crea un danno all’azienda».
Intanto ieri i tecnici di Arcelormittal hanno incontrato quelli del ministero dell’ambiente per illustrare i termini dell’addendum aziendale, già presentato nelle scorse settimane a Di Maio, che prevede tra le altre cose la riduzione del 15% delle emissioni di anidride carbonica, del 30% delle polveri e del 50% delle diossine. L’opera principale, già avviata lo scorso febbraio, è la copertura dei parchi minerali, il cui completamento è stato anticipato dal 2023 al 2020. Lunedì è previsto un sopralluogo dei sindacati in cantiere.