Partito unico, tensioni nel centrodestra
Grimoldi: noi unico riferimento di quell’area. Gelmini: rievoca un nome bulgaro, è inutile
Il primo step sarà la sentenza del Tribunale del Riesame di Genova che mercoledì 5 settembre si pronuncerà sui rimborsi elettorali ricevuti nel periodo 2008-2010 dalla Lega Nord pari a 49 milioni di euro e utilizzati per spese personali. Step cui poi ne potrebbe seguire un altro: la nascita di un soggetto politico unico di centrodestra, così come anticipato dal Corriere. Un nuovo partito che avrebbe anche l’obiettivo di superare il maxisequestro di 49 milioni di euro qualora venisse confermata la condanna. E quello di unire il centrodestra attorno a un nome diverso ma con una guida certa: quella di Matteo Salvini. L’avvio di un percorso mettendo in campo anche un simbolo nuovo di zecca che tagli i ponti con il passato e che si rivolga a tutto il centrodestra e non solo. «Si vedrà. Il dato vero è che siamo l’unico riferimento di tutta quell’area», osserva il deputato del Carroccio Paolo Grimoldi. Spinge Giuseppe Bellachioma, parlamentare leghista ma anche segretario regionale in Abruzzo: «Una volta ridisegnato lo scenario politico italiano, un partito unico aiuterebbe a superare l’attuale centrodestra». Non a caso nelle ore frenetiche in cui a via Bellerio si attende il responso del Tribunale del Riesame di Genova, Riccardo Molinari, capogruppo a Montecitorio della Lega, fa un appello a Forza Italia in vista delle regionali piemontesi: «Devono schiarirsi le idee, non possono fare le stesse polemiche di Chiamparino. Sono convinto che faremo fronte unitario».
Intanto gli alleati del Carroccio non vogliono nemmeno sentire la parola «partito unico». «Rievoca un nome bulgaro dal sapore antico, e francamente non ci interessa: lo riteniamo inutile», sbotta la capogruppo a Montecitorio Maria Stella Gelmini. Le fa eco Giorgio Mulè, portavoce degli azzurri alla Camera: «Il blocco unitario — scandisce — è paradossalmente la frantumazione delle identità. Forza Italia rappresenta e presiede un’area culturale ed identitaria del Paese che non può e non deve sciogliersi in un contenitore unico. Perché finirebbe annacquato». Dalle parti azzurre il refrain è sempre lo stesso. Anche Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, respinge l’ipotesi di un nuovo contenitore della coalizione. Per lei «quel che serve oggi e servirà ancora di più nelle prossime settimane così decisive è un partito unico della crescita».
Sulla stessa scia Fratelli d’italia, il partito di Giorgia Meloni. A confermarlo è il capogruppo a Montecitorio Fabio Rampelli: «Abbiamo già conosciuto l’esperienza del partito unico, l’unione tra FI e An imposta da Berlusconi e mal sopportata dalla destra: ha avuto un successo istantaneo ma breve, si è estinta nell’arco di tre anni».
Fratelli d’italia Anche FDI respinge l’idea del Carroccio: quell’esperienza si è già estinta