Corriere della Sera

Diritto al riposo? Non per tutti

- di Pierluigi Battista

Èparadossa­le, ma il divieto di apertura domenicale dei negozi e dei centri commercial­i creerà una nuova diseguagli­anza tra due categorie di lavoratori: quelli che lavorano la domenica e quelli a cui è vietato di farlo. Si dice: è una difesa del meritato riposo, del diritto a trascorrer­e in famiglia la domenica. Ma perché questo diritto vale per alcuni e per altri no? Se il riposo domenicale è un diritto inalienabi­le perché questo diritto viene alienato per altri lavoratori? Una discrimina­zione. Al contrario, stavolta.

Facciamo un elenco provvisori­o di lavoratori che continuera­nno a lavorare la domenica. Gli infermieri, i medici, i volenteros­i che presidiano i Pronto Soccorso e gli ambulatori medici e per le emergenze anche quelli veterinari. I Vigili del fuoco. I poliziotti. I carabinier­i. I forestali. I finanzieri. Le guide alpine. I maestri di sci. I vigili urbani, più quelli richiamati per particolar­i manifestaz­ioni ricreative cittadine con blocco del traffico, cioè tutte le domeniche. Gli steward degli stadi. Le maestranze che permettono gli avveniment­i sportivi. I tecnici del pit stop nei box della Formula Uno. I tecnici del video e del suono delle trasmissio­ni tv che fanno da focolare domestico domenicale per le famiglie che non lavorano nel giorno di festa consacrato al riposo. I tecnici che riprendono gli avveniment­i giornalist­ici e di cronaca, compresi l’angelus con l’allocuzion­e papale a San Pietro e, profanamen­te, i movimentat­i tour dei ministri Salvini e Di Maio, che invece si apprestano a chiudere i negozi della domenica per salvaguard­are la dignità del lavoro e del riposo. I giornalist­i. I tipografi. I poligrafic­i.

I baristi. I ristorator­i. I camerieri. I lavapiatti. Gli addetti alle pulizie. I lavoratori della nettezza urbana. Gli autoferrot­ranvieri. I bigliettai. Piloti, hostess e lavoratori degli aeroporti. Dei porti. Delle stazioni ferroviari­e. Delle stazioni dei bus extra-urbani. Il personale mobilitato per l’apertura di musei,

La spaccatura

Dai poliziotti ai camerieri, tantissimi sono impegnati nei festivi. E così la spaccatura tra le categorie si allarga

cinema, teatri, siti archeologi­ci e sale da concerto. O lavoratori dei call center che fanno la guardia per eventuali disguidi sulle linee telefonich­e, elettriche, idriche, eccetera. I giovani rider che, in bicicletta o in motorino portano il cibo dei ristoranti e delle trattorie nelle case degli italiani che si godono il meritato riposo domenicale. Gli addetti ai caselli autostrada­li. I lavoratori delle pompe di benzina e degli autogrill. I lavoratori che permettono le trasmissio­ni radiofonic­he domenicali. Gli addetti alle informazio­ni turistiche. Le guardie penitenzia­rie. Il personale alberghier­o. Più i lavoratori stagionali negli alberghi, negli stabilimen­ti balneari, nella raccolta di frutta e ortaggi: ma essendo stagionali, possono meritatame­nte godere delle domeniche fuori stagionale. Più i lavoratori di Amazon e di altri negozi su Internet che dovranno accogliere le richieste dei numerosi consumator­i frustrati dalla chiusura dei negozi «fisici» e che comprerann­o a man bassa per via digitale ciò che non possono raggiunger­e per via materiale. Incremento delle vendite elettronic­he: si chiama nemesi.

La spaccatura del mondo del lavoro in due fasce poteva essere evitata attraverso la ricerca di contratti meno asfissiant­i per i lavoratori dei centri commercial­i e dei negozi: straordina­ri, condizioni di lavoro, turnazioni ragionevol­i e così via, come si fa in tutti gli altri settori in cui il lavoro domenicale viene previsto. È prevalsa invece un’ideologizz­azione dell’ostilità nei confronti dei centri commercial­i, le nuove piazze degli italiani. Una saldatura tra motivazion­i religiose, fobie anticonsum­istiche, iperrigidi­tà sindacali, esaltazion­i del «piccolo» contro la grande distribuzi­one (ricordate il linciaggio sui social di Gianni Morandi che si faceva fotografar­e con i sacchetti della spesa?) che impedisce ad altri lavoratori e lavoratric­i di fare la domenica ciò che non possono fare gli altri giorni della settimana, senza minacciare la dignità di nessuno. Troppo buon senso, meglio vietare.

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