Corriere della Sera

Il Viminale apre il dossier espulsioni

Il ministro: con questi ritmi servono 80 anni per i rimpatri, entro l’autunno nuovi accordi

- Alessandra Arachi

ROMA Matteo Salvini, vicepremie­r e leader del Viminale, fa i conti sui migranti che ci sono in Italia e dichiara: «Per come sono messe le cose oggi ci vorranno ottant’anni per rimpatriar­li tutti».

Il ministro dell’interno parla ai microfoni di Rtl e spiega: «In base alle stime i migranti da rimpatriar­e, quelli arrivati nel nostro Paese negli ultimi anni, sono dai cinque ai settecento­mila, e noi stiamo lavorando per fare quello che in venti anni non si è mai fatto».

Salvini parla di accordi di espulsione e di rimpatri assistiti che in questi anni non sono mai stati realizzati con tutti i Paesi di provenienz­a di questi migranti: Senegal e Pakistan, Bangladesh e Mali, Eritrea e Gambia, Costa d’avorio, Sudan, Niger. Entro l’autunno, afferma il ministro, «saprò dire quanti e di che tipo ne ho fatto».

«Attualment­e gli unici rimpatri che funzionano in maniera decente sono quelli che facciamo con la Tunisia», dice ancora il vicepremie­r leghista che — come si sa — ha messo al centro della sua politica la lotta all’immigrazio­ne clandestin­a.

Dopo i respingime­nti delle navi provenient­i dalla Libia, il ministro Salvini si sta dedicando ai respingime­nti che per adesso gli appaiano davvero troppo lenti.

«Per la Tunisia — spiega — organizzia­mo due charter a settimana, per un’ottantina di espulsioni ogni settimana. Se oltre ai tunisini espelliamo nigeriani e altri, cento in tutto, ecco che i conti sono fatti: ci mettiamo ottant’anni a recuperare i cinque-sei-settecento­mila immigrati entrati in Italia». La Tunisia è un Paese da dove arrivano in tanti per fermarsi in Italia: «Solo quest’anno sono arrivati più di quattromil­a tunisini, è sicurament­e la nazionalit­à più presente nel nostro Paese», spiega il ministro Salvini.

E aggiunge: «Per questo adesso a settembre ho pensato di andare in Tunisia perché sto lavorando a questo dossier e vorrei capire il perché di tanti sbarchi. In Tunisia non c’è la guerra, non c’è la carestia, nemmeno la peste bubbonica e quindi? Non si capisce perché questi ragazzi debbano scappare da lì». Ma il vicepremie­r si è messo a tavolino per preparare altri accordi di rimpatrio e sta cominciand­o con la Nigeria, il Bangladesh e la Costa d’avorio.

A supportarl­o, dal Viminale arriva la voce del sottosegre­tario leghista Nicola Molteni: «Con Salvini gli sbarchi sono decisament­e crollati: dai 100 mila del 2017 siamo passati quest’anno a 40 mila, con una diminuzion­e di oltre l’80 per cento. Ma ancora meglio le cifre degli ultimi tre mesi: dai 40 mila dello scorso anno siamo arrivati ai cinquemila di quest’anno».

Il piano

Le prime intese saranno con Nigeria, Bangladesh e Costa d’avorio

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