Corriere della Sera

Gli ostacoli per riportare «a casa» gli irregolari rintraccia­ti: partono solo in 4 mila su 22 mila

Il vicepremie­r aveva promesso di arrivare a quota 500 mila

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

La cifra è esigua, ben lontana da quei 500 mila rimpatri che Matteo Salvini aveva promesso in campagna elettorale. Perché dal 1° gennaio al 2 settembre 2018 sono appena 4.269 gli stranieri rimandati nei Paesi di provenienz­a e non risulta che da giugno — cioè dall’arrivo dell’attuale governo — ci sia stata un’impennata. Anzi. Gli Stati con i quali l’italia ha accordi sono sempre gli stessi e per tentare di ampliare la rosa si sta percorrend­o la strada delle intese di polizia che comportano un impegno economico meno oneroso e soprattutt­o hanno un percorso più veloce. Ora Salvini — nel frattempo diventato ministro dell’interno — annuncia nuove intese «entro l’autunno» e si spinge fino a stilare l’elenco degli Stati: «Senegal, Pakistan, Bangladesh, Eritrea, Mali, Gambia, Costa d’avorio, Sudan, Niger». In realtà la sigla appare tutt’altro che scontata, così come il rispetto di patti che molto spesso rimangono sulla carta. Sono i dati ufficiali del Viminale a dimostrarl­o, rendendo ben evidente sia le difficoltà di effettuare i rimpatri sia i tempi lunghi delle procedure che devono prevedere l’identifica­zione certa di ogni straniero.

Solo uno su cinque

Nei primi otto mesi di quest’anno risultano «rintraccia­te in posizione irregolare» 22.501 persone. Sono gli stranieri individuat­i causalment­e, ma anche coloro che non hanno presentato domanda d’asilo o che non ne avevano diritto. Di questi 10.570 risultano «allontanat­i»: sono stati 5.161 i respinti alla frontiera, 1.140 quelli riammessi dai Paesi d’origine e 4.269 i rimpatriat­i, quindi soltanto uno su cinque tra coloro che non avevano titolo per rimanere in Italia. Di questi, 1.431 sono stati riportati a bordo di 50 voli charter, 2.838 hanno invece viaggiato sulle navi oppure su volo di linea. Si tratta dunque di una minima percentual­e e scorrendo i numeri relativi agli stranieri non rimpatriat­i si comprende quale sia la situazione reale. Perché degli altri 11.931 che risultano espulsi, ben 11.411 non hanno rispettato l’ordine del questore e hanno fatto perdere le proprie tracce.

Egitto e Tunisia

Per effettuare il rimpatrio bisogna accertare l’identità dello straniero e ottenere il via libera dal consolato. Sono quattro gli accordi che l’italia ha siglato e quello più efficace è con la Tunisia: due charter a settimana da 40 persone. Funziona anche l’intesa con l’egitto, che si fa carico di identifica­re gli irregolari e accetta in tempi rapidi i trasferime­nti. Lo stesso vale per il Gambia e la Nigeria che talvolta accettano anche di effettuare le procedure di identifica­zione direttamen­te dopo il rientro in patria di chi risulta espulso. Con il Marocco non ci sono trattati, ma la cooperazio­ne funziona anche se c’è una condizione inderogabi­le: niente charter, solo voli di linea e dunque ogni migrante deve essere scortato da almeno due agenti: in media vengono rimandate a casa mille persone ogni anno. La Direzione centrale per l’immigrazio­ne, che dipende dal capo della polizia Franco Gabrielli, ha avviato negoziati con Costa d’avorio e Guinea per concludere intese in maniera rapida. Le stime parlano di almeno 8.000 persone che da questi Stati arrivano in Italia e dunque una collaboraz­ione reale consentire­bbe di incrementa­re il numero dei rimpatriat­i.

I costi dei voli

L’anno scorso sono stati rimpatriat­i complessiv­amente 6.514 stranieri. La media rimane dunque costante e secondo gli esperti sarebbe un successo arrivare a 10 mila persone ogni anno. Per questo si sta cercando di incrementa­re le partenze verso Bangladesh e Pakistan, ma anche per il Sudamerica, ad esempio il Perù. In questi casi la procedura è però ulteriorme­nte complessa, perché si devono utilizzare i voli interconti­nentali con la scorta dei poliziotti che al ritorno devono viaggiare per contratto in prima classe. Il costo non è mai inferiore ai 10 mila euro anche se le risorse vengono in gran parte compensate con i fondi europei.

Le spese

Il costo per ogni operazione è di almeno 10 mila euro: servono due agenti di scorta

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