L’ira dei malpancisti nel Movimento: la manovra sarà decisiva
Ora il leader torna a spingere sui temi forti del M5S
MILANO «Aspettiamo, vediamo cosa accade con la manovra, e poi a quel punto faremo un bilancio»: l’anima ortodossa dei Cinque Stelle in Parlamento scalpita. I falchi rivendicano la necessità di portare a casa un risultato («se si iniziasse con la pensione di cittadinanza sarebbe già un segnale») che possa giustificare ai loro occhi e a quella parte della base che si rivede in loro alcuni «bocconi amari ingoiati frettolosamente». Il riferimento — nemmeno troppo velato — è alla nave Diciotti, al compromesso sull’ilva e l’attacco di Matteo Salvini ai magistrati. I militanti sul territorio fremono e si registrano da Nord a Sud diverse frizioni.
Ma il terreno di scontro è anche e soprattutto in Parlamento. Al Senato i numeri della maggioranza potrebbero subire oscillazioni decisive. L’ala pragmatica continua a ribadire che «il governo è compatto», ma le tensioni sui giudici si sono fatte sentire. «Più che il caso dell’ilva è l’affondo sui magistrati che ha scosso la nostra base», ripetono stavolta all’unisono pragmatici e ortodossi. Nessuno dei potenziali ribelli pensa di mettere al momento in scacco la maggioranza — raccontano i rumors —, ma ci sarebbe una pattuglia di una decina di senatori «insoddisfatti», un nucleo che attinge sia dalla vecchia guardia sia dalle nuove leve, in modo particolare da chi è stato cooptato per i collegi uninominali.
Proprio per questi motivi — e per imprimere una sferzata anche ai sondaggi che al momento penalizzano i Cinque Stelle — i vertici avrebbero deciso di accelerare sui temi e sui provvedimenti più vicini al Movimento: ecco allora la rivendicazione di Di Maio sul no al Tap per arrivare alla decisione di difendere «con il coltello tra i denti» la legge anti-corruzione. «Chiediamoci come mai alle Politiche noi avevamo il 32 e la Lega il 17 e ora loro sono al 33 e noi al 30», dice un parlamentare.
C’è anche chi invoca un intervento netto di Beppe Grillo. ma il garante pentastellato, per ora, ha preferito tenersi in una posizione defilata. Nelle ultime ore Grillo ha dribblato alcuni temi come l’ilva (dove aveva espresso posizioni favorevoli alla riconversione) ed è tornato invece per celebrare (ma solo sul blog) l’anniversario del primo V-day, quello datato 8 settembre 2007.«Oggi mi sento orgoglioso di quella parte del Paese che ha smesso di nascondersi ed ha deciso di creare il suo futuro», ha scritto il garante. «Questo Paese è ricoperto in buona parte da paludi fatte di nostalgie per ciò che non si è fatto: questa la ragione del vaffanculo, quando scopri una sanguisuga sulla tua pelle l’istinto è tutto, lo slancio di una speranza leggera», analizza Grillo. E attacca: «Senza le zavorre di quel perbenismo trucido che ancora resiste, si aggrappa dove può, sempre con la stessa pretesa: fare il maestrino di buone maniere a chi ti si sta divorando».
Intanto però l’ala governista fa quadrato intorno a Di Maio («sta dando tutto e portando a casa ottimi risultati») e promette di «rispondere a critiche e mal di pancia con i numeri». Nel mirino ci sono le Regionali prossime venture, a partire da quelle in Basilicata. Non a caso ieri il capo politico pentastellato ha lanciato di fatto la campagna elettorale del candidato governatore Antonio Mattia.