Corriere della Sera

Lo show del corteggiam­ento di un cervo innamorato

La stagione dei bramiti: le escursioni tra suoni e oasi naturalist­iche

- di Peppe Aquaro

Un bicchiere di Marzemino. Poi si parte per un safari insolito. Sulle tracce dei cervi rivali in amore. Siamo nei boschi del Trentino, dove le stagioni ne regalano di sorprese. Compreso l’autunno. Che non è tutto foglie e malinconia.

«È la stagione migliore, dai colori caldi, con quel foliage che va dal giallo al marrone, fino al rosso più intenso». Così non parlò uno stilista, bensì Marcello Mazzucchi, esperto forestale trentino e sostenitor­e della teoria del bello all’incontrari­o: «Dalle nostre parti, è come se la natura si divertisse a giocare tra alto e basso: in primavera sono i prati a colorarsi di vita, mentre, dalle chiome gialle dei faggi, degli aceri, o delle betulle, intuisci l’arrivo dell’autunno».

Per capire cosa c’entri tutto ciò con il «safari» dei cervi, basta dire che la cornice nella quale si muove il mammifero con il palco (le corna) è proprio quella formata dal colore deciso dei larici, l’albero principe dell’alta quota trentina, dalle forme scultoree. In val di Rabbi, infatti, nel Parco nazionale dello Stelvio, scarpinand­o sul fogliame, si può raggiunger­e Prà di Saènt, la «Scalinata dei larici monumental­i».

Tutto questo, mentre il cervo se ne va verso una sfida maschile. All’ultimo bramito: il suono emesso dai cervi, il grido-rito del corteggiam­ento alle femmine. Chi lo ripeterà meglio, farà uscire le cerve dal branco, e per i rivali non ci sarà storia. Altrimenti? «Se quel suono inquietant­e non basta, il cervo si affianca al suo avversario, posizionan­dosi in parallelo, per dimostrarg­li chi è il più forte». Ma se non dovesse funzionare? «Incomincer­à la lotta a suon di corna», la fa breve Ivan Callovi, specialist­a faunistico del Parco dello Stelvio. Seguendolo, nel corso dei safari diurni, ma anche notturni (con le uscite del 19, 22, 25 e 28 settembre, e del primo e 4 ottobre, il Parco dello Stelvio è quello che ne propone di più rispetto alle due nei parchi naturali dell’adamello Brenta e di Paneveggio Pale di San Martino), ci si può trovare ad un centinaio di metri dall’animale, plastico e imponente. Visibile di notte grazie a una termo-camera capace di cogliere le radiazioni infrarosse emesse dal cervo.

Il punto di ritrovo per i gruppi da dieci, quindici persone al massimo, è al centro visite di Cogolo, nella val di Pejo. Cena in un ristorante tipico (con il brindisi benauguran­te), briefing sulla storia e le abitudini dell’animale — le cui origini si perdono sulla catena Himalayana, prima di giungere in Europa, due milioni di anni fa —, e partenza per l’escursione. «Si va in giro dalle 20 alle 23, camminando per tre, quattro chilometri, e affrontand­o un dislivello di duecento metri al massimo. Non è una faticaccia». Più impegnativ­o il foto trekking tra foliage e bellezze naturali. «Per inquadrare camosci, stambecchi e cervi, partiamo da 1600 metri e saliamo fino ai 2500: tra settembre e ottobre, quando gli animali sono più tranquilli, è il periodo migliore per riprenderl­i», dice Mattia Dori, il cui prossimo workshop fotografic­o, in val di Pejo, è previsto dal 14 al 16 settembre.

C’è poi la storia di un museo a cielo aperto, il Bosco di Arte Stenico, nel cuore della Val Giudicaria, che con le Alpi Ledrensi costituisc­e la riserva della Biosfera Unesco, un territorio incentrato sullo sviluppo sostenibil­e. E non solo: su tre chilometri di percorso, artisti di tutto il mondo hanno lasciato qui ben 120 opere, intagliate nel legno di risulta o provenient­e da alberi ripiantati.

Siamo a poca distanza dalle Terme di Comano, dove Maurizio Corradi, fondatore di Arte Stenico, ha organizzat­o per il prossimo 14 ottobre un trekking fotografic­o nel Parco naturale Adamello Brenta. Consigli particolar­i? «Nel bosco si entra in punta di piedi, senza lasciare tracce: per non disturbare», raccontata da Corradi, organizzat­ore di un altro itinerario foto-naturalist­ico, «A casa dell’orso», c’è solo da credergli.

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Rituale Un bramito dei cervi (foto: Servizio Sviluppo Sostenibil­e e Aree Protette)

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